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martedì 6 novembre 2018

L'inventastorie senza storie


Uno scrittore che ha perso l'ispirazione è come se fosse diventato cieco all'improvviso: perduto nel buio e solo, non gli resta che tentare il tutto per tutto per ritrovarla.
Buona lettura.


L’inventastorie senza storie
Barbara Cerrone


“Povero me, povero me!” si lamentava Aliseo, l’inventore di storie.” Ho perso l’ispirazione e non ho più storie da raccontare”.
Passava di lì Mafalda, la gallina, e subito cercò di consolarlo.
“Nessuno ti capisce più di me. Anch’io, sai, non faccio uova da due settimane, e il contadino dice che se continuo così mi tirerà il collo e con me ci farà il brodo.”
“E io, allora?” mugolò il cane Astolfo.”Una volta andavo in cerca di tartufi col mio padrone e ritornavo sempre con certi esemplari...ora, invece, ho perso il fiuto e tutto mi va storto. Il mio padrone dice che mi darà a un suo amico che sta sulla collina. Non sono più buono a nulla.”
“A chi lo dici,” muggì la mucca Gerardina,” da un mese non faccio più una goccia di latte. Se va così un giorno o l’altro mi porteranno al macello, già lo so.”
“Amici, vi ringrazio ma tutto ciò non mi consola. Devo ritrovare subito la mia ispirazione,  o per me sarà la fine.  Non posso più aspettare: esco subito a cercarla.”
Detto ciò, salutò gli amici del cortile e uscì, in cerca dell’ispirazione perduta.
Andò per campi e per valli, per boschi e per foreste, guadò fiumi e scavalcò muraglie ma della sua bella ispirazione nessuna traccia.
“Sono alla rovina, se non la ritrovo tanto vale che mi nasconda nella valle buia a finire i miei giorni in compagnia dei topi briganti.”
Mentre piangeva così ecco avvicinarsi una fila di formiche in gita che portavano una briciola di pane e marmellata per il picnic.
“Oh, chi si vede: l’inventastorie! Come mai da queste parti?” chiese la più anziana
“Ho perso la mia ispirazione, l’ho cercata dappertutto, per caso l’avete vista?”
“Noi? Hummm...no, lavoriamo e basta, non badiamo alle fantasie. E ora, se vuoi scusarci, abbiamo un picnic da metter su.”
E se ne andarono, lasciando il povero Aliseo al suo destino.
“Formiche,” borbottò, “che mi è venuto in mente di chiedere proprio a loro? Si sa che non hanno fantasia. Basta, è inutile cercare ancora, tanto vale che torni a casa.”
Mestamente, il nostro amico prese la via del ritorno, fermandosi ogni tanto a guardare qua e là per vedere se non gli fosse sfuggito qualcosa.
Aveva fatto solo pochi passi quando si vide venire incontro una formica tutta sola.
“E tu? Che fai da sola?” le chiese.
“Mi hanno cacciata dal formicaio” rispose quella.
“Cacciata? E perché?”
“Dicono che sono strana. Sai, mi piace sognare. Volevo dirti che io so dove puoi trovare quello che cerchi.”
“Davvero? E dove, dimmi, dove?”
“Seguimi e te lo mostrerò.
Camminarono per ore e ore fino ad arrivare a una vallata deserta, dove neanche un filo d’erba poteva crescere.
“Ecco, la tua ispirazione è qui. Devi solo scavare” disse la formica, e poi corse via via verso il bosco.
Aliseo non se lo fece ripetere e con le sole mani prese a scavare la terra sotto di sé.
Scava scava trovò una pietra durissima e trasparente come acqua, la prese, la guardò in controluce e vide che intrappolata nel suo cuore c’era qualcosa, sembrava un foglio bianco piegato in due: raccolse da terra un sasso, spaccò la pietra e lo tirò fuori.
Aprì il foglio per leggerlo  ma...sorpresa! Dentro ce n’era un altro uguale, aprì anche quello e ne trovò uno gemello.
Aprì cento, mille fogli: tutti uguali! Il bello era che ogni pagina bianca gli ispirava una nuova, bellissima storia.
Quella sera, a casa, ne scrisse così tante da riempirne volumi.
Fu così che la sua fama come scrittore  varcò i confini del paese,  tutti volevano leggere le sue storie.
Aliseo  continuò a scriverle per tutta la vita,  e da quella volta non perse mai più, nemmeno per un istante, l’ispirazione.
E la formica?
Una sera, sognando a occhi aperti, si mise a  fissare la luna nascente con tale intensità che uno dei suoi raggi la rapì e la portò  nel cielo, dove rimase come una nuova costellazione a guardare la terra da lassù.

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