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sabato 19 settembre 2020

Il gatto che miagolava ai cavalli


 Eh sì, di condottieri la storia ne ha visti tanti ma di uno così non parlano i libri di scuola.

Buona lettura



Il gatto che miagolava ai cavalli

 Barbara Cerrone

 

 

Callisto viveva con i cavalli da quando era nato.  Un bel gatto dal pelo lungo e lucido che passava le sue giornate accoccolato sull'erba fresca del prato sotto lo sguardo vigile di Vento, il puledro che aveva scelto come amico del cuore.

Il maneggio era tutto il suo orizzonte, non conosceva altro posto e non gli importava di vederne un altro: lì c’erano i cavalli, c’era Sergio che li curava e tanti bambini che venivano a  lezione di equitazione riempiendolo ogni volta di coccole e deliziosi bocconcini.

Non gli mancava nulla per essere felice, e infatti lo era. Moltissimo.

Tanto felice che quando successe quel brutto fatto non riusciva a crederci.

“Sfrattati,” piagnucolò Sergio,” e ora? Che faccio, ora? Dove li porto i miei cavalli?”

Il fatto è che il terreno dove si trovava il maneggio non era suo ma del cavalier Garanti, un uomo molto indaffarato che non si faceva vedere quasi mai nella sua proprietà, tranne quando c’era qualche problema.

“Il terreno è stato venduto all'asta,” disse una mattina piombando all'improvviso come un temporale,” mi dispiace, non avete scelta, dovete andarvene.”

Sergio credeva di aver capito male, ma quello insisteva:” Dovete andarvene, mi dispiace, presto arriveranno le ruspe: il nuovo proprietario vuole costruire un supermercato proprio qui.”

“Poteva avvisarmi prima, invece di mettermi davanti al fatto compiuto” provò a lamentarsi Sergio, ma quello gli oppose una faccia da schiaffi, un frettoloso Me ne è mancato il coraggio detto a fil di voce e se ne andò, senza nemmeno salutare.

“Sono rovinato, “dove lo trovo ora un altro terreno adatto? Garanti è sempre sulle nuvole, pensa solo ai suoi affari ma non è esoso, l’affitto è ragionevole, nessuno mi farà un prezzo simile e io non posso pagare di più. Questi poveri animali che fine faranno? Dovrò venderli”.

Sergio aveva le lacrime agli occhi, Callisto cercò di consolarlo come poteva, si strofinò alle sue gambe, fece mille fusa ma niente, non funzionava. Il suo amico era disperato.

Un gatto in gamba come Callisto ha mille risorse, tuttavia risolvere un problema come quello non era cosa da poco. Se un umano non sapeva che pesci prendere che cosa avrebbe potuto fare un micio? In un mondo di uomini avidi e distratti, un gatto non aveva alcuna chance.

In un mondo di uomini.

“I cavalli mi aiuteranno” pensò il gatto lavandosi la zampina dopo la pappa.

Vento stava dormendo quando Callisto gli si avvicinò.

“Ehi, ragazzo, sveglia!” disse il micio aggrappandosi alle sue zampe.

“Che succede? Stavo riposando. Piano con quelle unghie, mica ho le zampe di legno.”

“Lascia stare le zampe e ascolta. Siamo nei guai. Hai sentito cosa ha detto Garanti? Ci sfrattano tutti. Si va via dal maneggio. E chissà, magari qualcuno di voi finisce pure al mattatoio.”

“Che dici? Non ci credo!”

“Purtroppo è vero. Sergio è distrutto. Non ha soldi per pagare un affitto alto, se andiamo via da qui sarà costretto a lasciare l’attività e noi perderemo la nostra casa. Quanto a voi cavalli, sarà costretto a vendervi.”

“Ma sei sicuro, gatto?” chiese Vento soffiando forte dal naso.

“Sicuro come sono sicuro che esisti. Dobbiamo fare qualcosa.”

“Tipo?”

“Tipo ribellarci, ecco. Una rivolta di cavalli e…un gatto” concluse fieramente Callisto.

“Io dico che sei matto,” fece il puledro scuotendo la criniera,” comunque dimmi, sono curioso di sapere come dovremmo farla, questa rivolta.”

“I dettagli del piano non sono ancora perfezionati,” rispose Callisto,” ma lo saranno presto. Tu tieniti pronto e avvisa gli altri. Che si preparino anche loro, la lotta sarà senza quartiere”.

Detto ciò, Callisto si allontanò con l’aria di chi ha mille pensieri nella testa.

Si spremeva le meningi per mettere a punto la strategia d’attacco con meticolosa attenzione perché non potevano fallire o sarebbe stata la fine.

Risolse di fare un pisolino per riflettere meglio, si accoccolò sotto il pergolato e cominciò a sognare così forte che a momenti si svegliava per il rumore che facevano i suoi sogni.

Al risveglio aveva già chiaro in mente il da farsi. Chiamò a raccolta Vento e gli altri cavalli per una riunione operativa e cominciò a illustrare il piano, miagolando così:

“Miei cari amici, Vento vi avrà già detto che il momento è grave, bisogna agire. L’unica possibilità che abbiamo per salvare noi stessi e il nostro amico Sergio è impedire agli uomini che verranno per costruire il supermercato di entrare. Insieme possiamo farcela.”

“D’accordo, “fece un cavallo anziano che aveva nome Girolamo, “nessuno più di me ha interesse a mandar via quella gente, come anziano rischio un futuro da bistecca nel piatto di qualcuno! Il fatto è che Sergio non aspetterà che arrivino quegli uomini, ci venderà prima. Ci avevi pensato?”

“Certo che ci avevo già pensato. Sergio si sta già interessando per la vendita, ma noi sapremo respingere chiunque venga qui con l’intenzione di comprarvi, perché verranno a vedervi, a valutare e noi li spaventeremo a morte. Io guiderò l’attacco: al mio miao comincerete a nitrire tutti insieme e alzerete le zampe anteriori, in segno di minaccia. Li faremo fuggire tutti, vedrete. E lo stesso si farà quando si presenteranno per fare i lavori e mandarci via” concluse Callisto gonfiandosi tutto per la soddisfazione.

Il suo gli sembrava davvero un bellissimo piano.

Messi a punto gli ultimi dettagli il consiglio equino-felino si sciolse, Callisto tornò a dormire sotto lo sguardo vigile di Vento e gli altri cavalli si rimisero a mangiucchiare, tanto per tenere le mascelle in esercizio.

Il giorno tanto temuto arrivò prima del previsto.  A dire il vero Callisto aveva percepito una certa tensione nella voce del suo amico umano che gli fece intuire l’approssimarsi di quel triste appuntamento.

Sergio non era affatto felice di vendere, è che si era trovato con le spalle al muro, senza sapere dove sbattere la testa.

“Callisto, tra non molto ci dovremo trasferire,” disse Sergio, “noi due soli, però, i cavalli …oh, lasciamo stare!”

Quello stesso giorno arrivarono i primi potenziali acquirenti.

Uno era alto e magro, con i capelli a spazzola, l’altro piuttosto grassoccio e basso di statura. Insieme formavano una buffa coppia, ma Callisto non si mise certo a ridere.

Fece un Miao d’intesa rivolto ai cavalli che voleva dire: ”Tenetevi pronti!” e aspettò il momento giusto.

Quando la bizzarra coppia, accompagnata da un tristissimo Sergio, si mise a gironzolare nel maneggio guardando i cavalli come merce in esposizione, il micio diede finalmente il segnale.

“Miaooo!” gridò e subito i suoi compagni equini si drizzarono sulle zampe posteriori cominciando a nitrire furiosamente. Ogni volta che quei due si avvicinavano ecco che uno dei cavalli faceva la mossa di tirargli un calcio.

Sergio non riusciva a trattenerli.

“Ma non aveva detto che erano mansueti?” chiese il tipo grassoccio scappando verso la casa di Sergio.

“Non capisco, di solito sono dolcissimi. Nel maneggio vengono i bambini a far lezione di equitazione, non hanno mai dato problemi.”

“Ora ne danno, invece,” brontolò il magro scappando anche lui,” quindi temo proprio che l’affare non si farà, signor mio. Lei non è stato onesto con noi, voleva affibbiarci dei cavalli aggressivi“.

Povero Sergio! Ebbe un bel da fare a spiegare, giustificarsi: nulla. I due se ne andarono furiosi e la vendita sfumò.

Molti altri ne vennero e a tutti Callisto e i suoi riservarono lo stesso trattamento.

“Cavalli miei, ma che vi è preso?” Chiese un giorno Sergio.” Ora siamo in una situazione ancora più brutta. Verranno i nuovi proprietari e ci troveranno ancora qui. Che faremo? Io non lo so, davvero.  Se vi avessi venduti, almeno avreste trovato nuovi padroni e nuovi posti dove vivere ma ora…posso solo provare a cercare qualcuno che sia disposto a tenervi almeno per un po’, un altro maneggio, magari. Ma ci vogliono soldi e io sono al verde”.

Callisto lo ascoltava, dispiaciuto, non poteva dirgli che doveva stare tranquillo, erano preparati al secondo assalto e tutto sarebbe andato bene.

I cavalli invece erano tesi, temevano i signori che si sarebbero presentati con le ruspe per spianare il terreno.

“Quelli chiameranno la forza pubblica, “diceva Alonso, un bel purosangue dal carattere impulsivo,” non si lasceranno intimidire da qualche nitrito”.

Callisto non replicò, aveva fiducia nel suo piano, e poi che altro avrebbero potuto fare?

Gli uomini delle ruspe arrivarono un lunedì, di buon’ora.

Callisto diede il segnale appena li vide in lontananza. Il povero Sergio si fece loro incontro per fermarli, per dire che non era riuscito a vendere i suoi cavalli e chiedere un altro po’ di tempo per trovare un nuovo posto dove farli vivere.

La trattativa si prolungò per una buona mezz'ora, Callisto fremeva per dare l’ordine ma prima voleva vedere se Sergio riusciva a convincerli.

Ad un certo punto arrivò anche un grassone, con una pancia che sembrava dovesse scoppiare ad ogni passo.

Si mise anche lui a discutere con Sergio, sembravano agitati tutti e tre, finché le ruspe si mossero verso il maneggio e Callisto capì che era andata male.

Sergio stava chiamando un suo amico perché venisse a prendere in custodia i cavalli almeno il tempo necessario per tamponare quell'emergenza, quando Callisto, con la veemenza di un vero capo, lanciò il Miao di attacco.

Scoppiò il solito finimondo, solo che questa volta i cavalli si erano slegati e si slanciarono come furie contro gli operai e il grassone che, terrorizzati, fuggirono a gambe levate.

“Torneranno con gli agenti, “sentenziò Alonso,” dobbiamo essere pronti al peggio. Ci spareranno siringhe piene di sonnifero e ciao.”

“Resisteremo, “insisté Callisto, “dobbiamo farcela. C’è troppo in gioco”.

“Come vuoi resistere al sonnifero? Io non bevo caffè!” nitrì Guendalina, una puledrina piuttosto vivace.

“Con la forza di chi non ha scelta” rispose Callisto, ma sapeva che la speranza era davvero poca.

Come previsto, il giorno seguente i nuovi proprietari non si presentarono da soli.

Callisto fece appena in tempo a dare l’allarme.  I cavalli erano nervosi, temevano di essere narcotizzati e mordevano le briglie. Il gatto, tenace e coraggioso, li apostrofò così:

“Ragazzi, è qui tutto il vostro coraggio? Siete cavalli o ronzini? Io vi dico che dovete tenere duro, dovete resistere. Nessuno si prenderà il nostro maneggio, a costo di finire tutti in gattabuia. Forsa, su le zampe e mi raccomando: se vedete volare una siringa schivatela. Siete agili e forti, potete farcela”.

I cavalli si guardarono perplessi, schivare una siringa carica di sonnifero? Come pensava che potessero riuscirci? Tuttavia non era proprio il caso di tentare la fuga, ne andava del loro orgoglio equino, e poi non era possibile, tutte le vie erano bloccate. Bisognava affrontare il pericolo a muso aperto.

Al solito Miaooo di attacco le zampe si alzarono minacciose, roteando nell'aria come mulinelli. Gli uomini con le siringhe cominciarono a sparare i loro missili puntuti, ma incredibilmente nemmeno una di quelle armi soporifere riuscì a colpire l’obiettivo.

“Accidenti, come fanno ad evitarle? Una cosa del genere non mi era mai successa!” gridò uno di quei tipi, allibito.

“Qui c’è di mezzo una stregoneria, o che so io. Sono stregati, ecco” disse il suo compare preparandosi alla fuga.

“Ma che dici? Piantala con queste sciocchezze! Li avrà addestrati il padrone. Vieni, andiamocene. Bisogna farsi venire un’altra idea, e sarà meglio che funzioni o non ci pagheranno.”

“E io ti dico che è roba di magia” insisteva l’altro.

“Si tratta di addestramento, e ora basta, andiamo via”.

“E quel gatto? Hai visto che roba? Un vero condottiero!”

“Che condottiero e condottiero, è un gatto. Miagolava, ecco tutto. Lo fanno, sai, i gatti. Miagolano.”

“Dava l’attacco, ecco cosa faceva. Era un miao di attacco. Si sentiva, solo tu non te ne sei accorto. E mi vieni a dire che non c’è di mezzo la stregoneria? Sennò come ci diventa condottiero un gatto?”

“Se dici un’altra di queste scemenze ti porto in ospedale, reparto psichiatria. Basta, andiamo via. Dobbiamo studiare un nuovo piano. Gatto condottiero, figurati!”

Continuarono a litigare così fino a casa, mentre in maneggio si festeggiava la vittoria.

Sergio era il più sconvolto e incredulo di tutti loro, non si capacitava del coraggio, della destrezza e dell’astuzia che i suoi cavalli avevano dimostrato in quella occasione. Era semplicemente stupefatto.

“Forse mi avete messo nei guai più di quanto non lo fossi già, ma vi voglio bene. Siete stati incredibili” disse accarezzandoli uno ad uno. Poi si rivolse a Callisto.

“Amico mio, tu mi hai stupito più di tutti. Non ti avrei mai creduto capace di guidare un esercito di cavalli. Dal profondo del cuore grazie, non lo dimenticherò. Ma, amici, quella gente tornerà. Questa terra gli appartiene, adesso, hanno il diritto di prendersela”.

Per un attimo la gioia per la vittoria si spense negli occhi liquidi dei cavalli, ma non in quelli obliqui di Callisto.

“Ho un’idea,” sussurrò a Vento, “forse c’è un modo.”

“Quale?” nitrì Vento.

“Vedrai. Domani ci penso io”.

La mattina dopo Callisto si mise in cammino diretto in città. L’aria era fresca e dolce, sembrava proprio una bella giornata.

Il micio  entrò nella sede del giornale “Freschenotizie” che erano circa le dieci.

“C’è il capo?” miagolò entrando.

“Toh, guarda che bel micio, vieni, fatti accarezzare” disse uno dei redattori che non aveva capito un bel nulla di ciò che aveva miagolato Callisto.

“Ehi, non sono qui per le coccole!” protestò il gatto alzando una zampa mentre il tipo gli faceva un grattino sulla testa.

“Micio, sei poco socievole,” fece il redattore,” chissà come mai sei entrato. Vuoi mangiare? Ecco, questa è la mia colazione, posso dartene un pezzetto”.

Prese un cartoccio dal cassetto della scrivania e ne trasse un panino col salame, ne staccò un bel pezzo che porse a Callisto.

“Miao, accidenti, non voglio il tuo panino! Come faccio a farti capire? Forse ho un’idea”.

Callisto cominciò a miagolare così forte che tutti i giornalisti presenti di tapparono le orecchie, poi si avvicinò a quello che gli aveva offerto il panino e gli afferrò una manica con la bocca, facendo come se lo volesse trascinare via.

“Certo che questo gatto è proprio strano, “disse quello, “sembra  che voglia portarmi da qualche parte. Ragazzi, sapete che vi dico? Io lo seguo, non si sa mai. Ci vediamo tra poco”.

L’uomo, sempre più incuriosito, vedendo che il felino si stava dirigendo in una direzione precisa, seguì docilmente Callisto.

Quando giunsero al maneggio Sergio stava cercando disperatamente il suo gatto,  vedendolo arrivare in compagnia pensò che si fosse perso e l’uomo che era con lui lo avesse riportato a casa.

“Oh, grazie!” Esclamò andandogli incontro.” Chissà come ha fatto questo birbone a perdersi? Conosce  benissimo la zona, Comunque sia tutto è finito bene. Per merito suo, signor…”

“Omero Annusi, reporter. Il suo gatto non si è perso, direi  piuttosto che è venuto a cercarmi.”

“Reporter? A cercarla? Forse ho capito. Questo non è un gatto, è un fenomeno!” disse Sergio, e si mise a raccontare tutta la storia dello sfratto al giornalista.

“Capito?” fece alla fine.” Credo che il mio gatto sia venuto da lei per questo. Non è straordinario?”

Il giornalista annuì, aveva preso nota di tutto. Telefonò ad un suo collega perché portasse la macchina fotografica, “Qui c’è un servizio da fare, roba da prima pagina” gli disse.

 Scattarono foto in ogni angolo, a tutti i cavalli. Ma il più fotografato fu lui, Callisto, che non stava più nella pelo per l'orgoglio.

Il giorno dopo usciva un articolo bomba su “Freschenotizie”.

Prima pagina.

In città non si parlò d’altro per giorni e giorni, l’eco di questi fatti giunse fino alle orecchie del sindaco.

I nuovi proprietari, intanto, imbarazzati da una pubblicità non richiesta, e bersagliati da telefonate di adulti e bambini che chiedevano di lasciare il maneggio ai cavalli, furono ben felici di accettare quando il sindaco in persona li chiamò per dire che quel terreno voleva comprarlo il comune perché il maneggio potesse continuare la sua attività.

Un mese dopo tutte le ansie di Sergio e dei suoi cavalli erano solo un brutto ricordo.

Callisto e i suoi amici continuarono la loro vita tranquilla nel maneggio che dopo l’articolo del giornale fu quasi preso d’assalto: tutti volevano conoscere i famosi cavalli che schivavano anche le siringhe col sonnifero, ma soprattutto desideravano vedere lui, Callisto.

I social si scatenarono, ben presto il gatto condottiero diventò famoso in tutto il mondo. Le sue foto fecero il giro del globo terrestre in un colpo di mouse.

Ancora oggi è una celebrità, anzi, se capitate da quelle parti e volete andare a trovarlo non avete che da chiedere del gatto che miagolava ai cavalli.

Chiunque vi saprà dire dove sta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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