Eccomi di nuovo con una breve fiaba...quasi un flash!
Un coccodrillo sul bus
Barbara Cerrone
Una mattina un coccodrillo salì sull’autobus che portava in
centro. E i passeggeri? Vi chiederete voi. Spaventati a morte. Chi dava di gomito al
vicino e indicava il bestione tranquillamente seduto dietro all’autista,
accanto al finestrino; chi tremava e, sempre tenendo d’occhio l’animale,
cercava il campanello per prenotare la fermata più vicina e scendere veloce
come un fulmine; chi brandiva l’ombrello come una spada sperando di
spaventarlo; chi invece si avvicinava all’autista, un marcantonio alto due
metri con le spalle come un armadio; chi, ancora, fingeva indifferenza come per
dire Embé? Non avete mai visto un
coccodrillo?
C’era perfino chi si dava i pizzichi sulle guance per vedere
se per caso stava sognando.
Invece, cari miei,
non era un sogno. Il coccodrillo c’era per davvero e non sembrava nemmeno
accorgersi dello scompiglio che aveva provocato fra quegli umani mezzo
addormentati che andavano al lavoro come ogni mattina.
In poco tempo, lo si può capire, l’autobus si svuotò. Mai
come quel giorno si videro tante persone andare a piedi per le vie della città
alle 8 di mattina, con un freddo che congelava anche i pensieri.
A bordo restarono solo l’autista e il coccodrillo. Che avreste fatto voi al posto del conducente?
Avreste parcheggiato nel primo posto adatto e ve la sareste data a gambe?
Probabilmente anch’io. L’autista invece era un tipo diligente, ci teneva al suo
lavoro e voleva finire il turno, perciò proseguì la corsa e per rompere il
ghiaccio decise di fare due chiacchiere col suo bizzarro passeggero.
Venne fuori che il lucertolone si chiamava Annibale e che era venuto
dall’Africa per andare a trovare uno zio
molto ammalato ospite dello zoo cittadino. L’autista si commosse per tanta
dedizione, trovò che in fondo quello era proprio un bravo coccodrillo e lo accompagnò fino all’ingresso dello zoo
temendo che si potesse perdere, non essendo pratico del posto.
Annibale non finiva più di ringraziarlo, finì che lo invitò in Africa, disse che aveva un certo amico proprietario di una casetta nei pressi di un piccolo villaggio che lo avrebbe ospitato volentieri. Un tipo in gamba, disse.
Che tipo di amico fosse, se umano o animale, non lo
specificò ma all’autista non parve poi così importante visto che aveva appena
fatto amicizia con un coccodrillo.
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