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martedì 6 marzo 2018

Fiabe e realtà

In questi giorni sembra quasi assurdo parlare di fiabe: elezioni, problemi, discussioni, ecc.ecc.
Cose molto, molto serie. Serie come il nostro futuro. O come una fiaba, insisto, dove spesso si parla di re prepotenti o di malvagi sconfitti da umili e intrepidi  personaggi  con molto sale in zucca.
La fiaba è meritocratica, anche un povero ragazzo come Cipolla riesce a diventare re: un re onesto, buono e coraggioso.
Nella realtà la cosiddetta "mobilità sociale" sembra più difficile a realizzarsi,  il merito  non viene sempre  riconosciuto, oppure chi lo possiede deve piegarsi a qualche compromesso.
Probabilmente nel mondo reale sarebbe molto più complicato per un Cipolla qualsiasi affermarsi.
Ma è sempre vero? Ad esempio in campo artistico: il grande talento  riesce ad imporsi e ad affermarsi anche  senza  scendere a patti con la propria  coscienza?
Non credo ci siano verità assolute, e certo per affermarsi contano molto la determinazione e il carattere.
Lasciato il buon Cipolla alla sua nuova vita da re, ecco una "fiaba" sui generis, che qualcuno ha definito una "parabola fulminante", datata 2015; scrivendola non pensavo a una persona in particolare, di re della bugia ce ne sono molti nel mondo e in ogni ambiente.
Non è molto allegra, lo ammetto. Non sempre le fiabe lo sono: nella tradizione popolare ne esistono di quelle che non sono a lieto fine,  e se avete  letto "Fiabe italiane" di Italo Calvino sapete di cosa parlo.
A questo proposito mi viene in mente un racconto di Tommaso Catani, "La congiura delle galline", storia di un pollaio che finisce molto male per seguire i capricci di una gallina sciocca e viziata: grande  fantasia e umorismo finissimo ma nessun lieto fine.
E' il momento di lasciarvi alla mia "parabola fulminante", buona lettura.





Il re della bugia

Barbara Cerrone



Il re della bugia diceva un mucchio di bugie che avevano le gambe corte, perciò andavano poco lontano; nessuno lo puniva perché lui era il re.
Il re della bugia era grasso, tondo e basso, anche gli occhi erano grassi come due palle e guardavano un po' qua e un po' là.
Il re della bugia non aveva paura di nulla perché con le frottole se la cavava sempre e tutti gli facevano mille applausi.
Il re della bugia era piuttosto ben visto nelle alte sfere, il perché nessuno lo sa, forse perché era re e le sfere non erano mai più alte di lui.
Il re della bugia un giorno fece un editto e ci fece scrivere tutte le fandonie che gli venivano in mente in quel momento e tutti i sudditi lo ringraziarono con mille inchini.
Il re della bugia una volta si ammalò, si disse fosse grave, moribondo, invece era soltanto stanco morto e non aveva voglia di regnare. Regnò la moglie al posto suo ma fu troppo sincera: ne nacque quasi una rivoluzione, poi tornò il re e tutto filò liscio.
Il re della bugia non sapeva leggere, scrivere poco, tanto non lo faceva lui, al popolo piaceva tutta questa ignoranza e lo applaudivano ancora di più. Viceversa la moglie era scontenta e piangeva sempre con un prelato che almeno sapeva di latino ed era istruito.
Il re della bugia aveva un grosso foruncolo sul naso, una volta disse la verità e il foruncolo esplose come una bomba. Rimase a letto per una settimana, poi disse una fandonia, il foruncolo ricomparve e lui tornò al lavoro.
Il re della bugia aveva dodici figli, uno più bugiardo dell’altro. Diventarono tutti famosi ma solo per le bugie, non per altro.
Quando era molto vecchio il re della bugia si ammalò, i suoi sudditi non ci credettero e pensarono fosse una frottola, così nessuno andò a trovarlo.
Morì solo. 
Subito dopo si fece un altro re.

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