Io ne ho salvate molte, di queste belle creature amanti del sole, togliendole letteralmente dalla bocca della mia gattina. Lei, quando ciò accade, mi guarda stupita come per chiedere;
" Perché?"
Infatti non c'è nessuna cattiveria da parte sua, Berenice non ha consapevolezza del male che fa.
La morte è sempre una perdita, anche quella, così cruenta, di un esserino come una lucertola. Ogni vita è importante.
Tuttavia la natura ha le sue leggi, spesso ci appaiono crudeli ma il Paradiso Terrestre non è qui. Non ancora, almeno.
Sognando un Paradiso sulla terra dove esseri umani e animali vivano in armonia fra loro e nessuno uccida più, neppure per necessità, vi lascio alla mia filastrocca e prometto che molto presto mi farò perdonare per la tristezza del soggetto con una fiaba dal lietissimo fine.
Buona lettura.
La lucertola è morta!
La lucertola è morta,
ecco il suo funerale,
non sarà mai risorta,
la sua morte è gran male.
Nella mente or assorta,
nel dolor generale,
c’è un’idea un po’distorta
della morte fatale.
Vien la bara sorretta
dalle scure falene,
“E un’orrenda vendetta!”
dice il geco, e
sostiene
che la morte è
sospetta,
mentre piange le pene
dell’amica diletta,
sangue delle sue
vene.
“Ma che dici, scioccone!”
si erge ora la vespa
“Non lo sai del
burrone?
E di come lei, mesta,
presa dalla tensione
per presenza molesta
di felino in azione,
scelse una via
funesta?
attraverso un bel
prato,
ove trovò la mazza
di quell'uomo impegnato
in un gioco di razza,
e lì contro ebbe il
fato
e con esso la mazza.
Là diè l’ultimo
fiato”.
Si convinse il buon geco
che la storia era
vera,
pianse ancora lo
spreco
di un’amica sincera,
di una vita già speco
da mattina a sera
di un amor quasi
cieco
per stagion
primavera.
Pianser tutti gli
amici,
l’esistenza perduta,
i bei giorni felici
dell’amica caduta.
Dalle verdi pendici
di una valle ora muta
gemon quegli infelici
per la morte sì
bruta.
Tu lucertola bella
che riposi nel prato
non c’è buona novella
né speranza, per fato,
che la tua navicella
con Caronte dannato
ti riporti, o
sorella,
qui da noi, nel
creato.
Or la morte hai per
cella,
e in eterno ti è dato
un ergastol crudele:
così vien condannato
chi non vive in
Babele
come umano creato,
ed assaggia col fiele
la fin del suo
mandato.
carina la filastrocca!
RispondiEliminaGrazie, forse è un po' triste ma ogni tanto la realtà entra anche nel mondo delle fiabe...
RispondiEliminaA presto
Barbara