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martedì 28 aprile 2020

La cesta



Per un lungo periodo sono stata lontana da questo blog, vicissitudini personali mi hanno impegnata in quanto c'è di più difficile: riprendersi da uno choc.

Qualche tempo fa, mentre attraversavo la strada sulle strisce pedonali, sono stata investita da un'auto.

Ho riportato alcune fratture e un lieve trauma cranico, ora sto meglio, anche se le mie ossa rabberciate fanno ancora male (specie quando cambia il tempo) ma sono ancora qui. Sono sopravvissuta.

Non so spiegare la sensazione che mi ha attraversato la mente per settimane, dico solo che la sto faticosamente rielaborando.

E, dopo lo choc personale, ecco quello... mondiale: il Covid-19! 

In questo periodo quasi irreale non resta molto da fare che resistere, con prudenza e coraggio, sperando che l'incubo abbia presto un termine.
Il dolore non si cancella, ma la vita pretende da noi di continuare.
Ecco la mia nuova fiaba. Mi dispiace, non ha un lieto fine, a volte capita anche nelle fiabe.
L'augurio è che invece le nostre traversie  finiscano con una vittoria netta e assoluta su questo virus così tenace e invasivo. Stavolta il lieto fine ce lo aspettiamo nella realtà.

E ora veniamo alla fiaba.
Che accade? Qualcosa che in fondo sappiamo già: la curiosità a volte può fare danni molto gravi.
Buona lettura







La cesta
Barbara Cerrone


Tanto tempo fa, in una fattoria in cima ad una bella collina, viveva una coppia di anziani coniugi, Terenzio e Pia.
Terenzio era un vecchio brontolone, Pia una chiacchierone curiosa che non si faceva mai gli affari suoi, ogni tanto litigavano ma la tempesta non durava molto fra loro, facevano subito la pace perché si volevano un gran bene e in fondo erano due buoni diavoli, sempre pronti ad aiutare tutti al bisogno.
Vivevano sereni in mezzo al verde della campagna, avevano mucche e galline, conigli, un cavallo e un vecchio cane di nome Teo.
Terenzio ogni mattina mungeva le mucche e poi andava a vendere il latte in paese, Pia pensava alla casa e agli altri animali, insieme mandavano avanti la fattoria dal giorno in cui, giovani sposi, si erano trasferiti in quella grande casa pieni di sogni e di progetti.
Una mattina Pia, mentre come al solito stava pulendo la cucina e Terenzio era nella stalla a mungere le mucche, affacciandosi alla finestra vide un uomo che camminava lungo la stradina che portava su in paese.
Era anziano e vestito di stracci, sembrava stanco, portava una enorme cesta che doveva essere molto pesante perché ogni tanto si fermava per appoggiarla a terra, si asciugava il sudore dalla fronte e poi se la caricava di nuovo sulle spalle e riprendeva il cammino.
“Poveraccio,” pensò Pia,”sembra proprio male in arnese”.
Scuotendo la testa, si rimise subito a sfaccendare di buona lena.
Dopo pochi minuti sentì bussare alla porta.
Era il viandante.
“Buongiorno, signora, non vorrei disturbarla ma cammino da giorni e porto sulle spalle questa cesta che è tanto pesante e sono molto stanco. Vorrei chiederle il permesso di sedermi qua fuori per riposare e mangiare quel po’ di pane e formaggio che ho con me. Solo pochi minuti, poi me ne andrò.”
“Certamente, anzi, se vuole può entrare in casa, così starà più comodo.”
“No, grazie, va bene qui. Lei è molto gentile”.
Pia alzò le spalle e rientrò in casa a continuare il suo lavoro.
Nel frattempo Terenzio aveva finito di mungere le mucche e si preparava ad andare in paese, vedendo quell’uomo seduto a terra davanti alla sua casa si insospettì.
“Pia, chi è quel tipo che sta qui fuori?”
“Un poveraccio che va in giro con una cesta più grande di lui sulle spalle. Mi ha chiesto se poteva sedere   fuori per mangiare un boccone e riposare, che potevo dirgli? Bisogna pur avere compassione di chi ha bisogno.”
“Stai attenta, però, non vorrei che fosse un malintenzionato.”
“Sei il solito brontolone, vedi malintenzionati dappertutto. Non è che un mendicante, non farebbe male a una mosca, si vede subito.”
“Sarà, ma stai attenta lo stesso mentre sono fuori”.
Pia gli fece un gesto come per dire lo so io cosa devo fare, Terenzio non ci fece caso, caricò il latte sul suo vecchio calesse, attaccò il cavallo e partì alla volta del paese, lanciando un’occhiata d’intesa alla moglie.
Il viandante, dopo che ebbe mangiato, bussò di nuovo alla porta.
“Signora, mi perdoni, c’è una fontana qua fuori per lavarmi il viso e le mani prima di andare?
“Sicuro, è sul retro. Vada pure.”
“Grazie” rispose l’uomo prendendo la cesta.
Deve esserci qualcosa di molto prezioso là dentro se vuole portarsela dietro ad ogni passo. Cosa non darei per darci una sbirciatina, pensò Pia e disse:
“Non si stanchi, lasci qui la sua cesta, penserò io a guardarla.”
“D’accordo, ma mi raccomando: qui dentro c’è quanto di più prezioso ho al mondo.”
“Stia tranquillo, ne avrò cura come se fosse mia” lo rassicurò la donna, già pregustando il momento in cui ci avrebbe frugato dentro.
L’uomo lasciò il suo carico e andò a lavarsi, senza alcun sospetto.
“Che ci sarà mai qua dentro, un tesoro? Magari quel tipo così disgraziato in realtà è un gran signore. Voglio proprio vedere cosa contiene. Solo un’occhiatina e poi la richiudo, non si accorgerà di nulla”.
 Fece per aprire la cesta ma quella, come se avesse avuto vita propria, non appena la toccò ebbe come un sussulto e cominciò a rotolare giù, verso la valle. E rotolava, rotolava, rotolava.
Pia, disperata, stava per andarle dietro quando le si parò davanti il mendicante.
“Dov’è la mia cesta?” chiese
“Mi dispiace, non volevo far nulla di male, solo un’occhiata...è scivolata giù. Io però la riprenderò, la riprenderò.”
“No, è troppo tardi! C’erano dentro tutti i miei ricordi e ora io non esisto più.”
Non aveva ancora finito di parlare che cominciò a sgretolarsi e a sgretolarsi, sotto gli occhi increduli di Pia, finché   di lui non rimase che un mucchietto di polvere.
“Cosa ho fatto, cosa ho fatto!” gridava la povera donna mettendosi le mani nei capelli.
Era come impazzita per il dolore e il rimorso.
“Correrò dietro alla cesta, le andrò dietro tutta la vita se sarà necessario e la riprenderò. Solo così, forse, questo pover'uomo tornerà in vita”.
E si mise a correre giù, lungo la collina, dietro alla cesta che quasi volava, irraggiungibile.
Corse per anni e anni, fino allo sfinimento, senza raggiungerla mai.
Ancora oggi, nelle notti in cui splende la luna, c’è chi dice di vedere una donna che gridando corre dietro a una cesta, molti pensano che sia proprio la povera Pia che ancora insegue la cesta del viandante.
Una cesta piena zeppa di ricordi.