Anche le sveglie possono essere pigre...
buona lettura.
La sveglia addormentata
Barbara Cerrone
C’era in paese una sveglia addormentata, da tempo ormai si era appisolata, e per svegliarsi si ascoltava il gallo che perlomeno non era mai in fallo.
Tutti dicevano: “Ma che vergogna, che cosa inusitata, non si
è mai vista una sveglia addormentata!”
Perfino il sindaco pose la questione, tutto il consiglio votò la
mozione.
Si interpellarono i più gran dottori che di un congresso interruppero i lavori, ma la faccenda
era assai complicata così nessuno riusciva mai a risolvere il gran problema
della sveglia addormentata.
Venne una volta un bravo musicista, che a dire il vero non
era nella lista dei consultati per la brutta storia della sveglietta che del
suo dovere pareva avere perso la memoria.
“Non ci capisco una sola nota, questa non canta, non balla e
non suona: secondo me a far la sveglia non è buona”.
Venne anche un medico dalla lontana Islanda, aveva gli occhi
cerchiati come un panda per la stanchezza del viaggio fatto a piedi, che se non
vedi quasi non ci credi. Estrasse subito dalla borsa nera uno strumento con la
forma a pera per auscultare la sveglia pigra e scura che del dottore non ebbe
paura.
“Mi sembra strana, non ci cavo un picchio, sembra una
sveglia fatta col radicchio tanto è molliccia e senza struttura: siete sicuri
che non sia una verdura?”
Dopo di lui capitò un ingegnere, un uomo serio ma continuava
a bere del succo puro di ribes con la fragola e pretendeva di mettersi a tavola
nel pomeriggio e verso le tre, quando la cena ancora qui non c’è.
“Se io non mangio non vedo più niente, questo vi dico, o mia
brava gente. Datemi pane, formaggio e un po’ di vino e io vi sveglio anche un
comodino”.
Ebbe il suo pane, anche il suo formaggio, ma di svegliarla
non ebbe il coraggio.
“Dorme serena, perché disturbarla? Tornerò poi a vederla e
visitarla”.
Con questa scusa se ne andò a pancia piena, e la svegliuccia
dormì ancora più serena.
Dopo aver fatto tutti i tentativi e indagato i possibili
motivi, la brava gente di tutto il villaggio si mise quieta e aspettò che
maggio venisse a dar la sveglia alle persone, in modo da allentare la tensione
che quel problema aveva dato a tutti, e a primavera cogliere coi frutti tutto
il vantaggio di saper aspettare senza aver fretta di ricominciare con i pareri
e con i consulti, spuntati ovunque come dei virgulti.
“A primavera si desta la natura!” disse convinto il signor
Pietrinascura.
E venne maggio, i prati erano in fiore, nacquero bimbi e in
tutti anche l’amore ma per la sveglia niente primavera, dormiva sempre da
mattina a sera.
“Che sciocchi a credere che bastasse maggio, “ disse una
donna stesa accanto al faggio,” a ridestare la nostra sveglina, lei dorme ancora
da sera a mattina”:
Convinti ormai che tutto fosse inutile, e riprovarci ancora
più futile, si rassegnarono tutte le persone e per la sveglia si scrisse una
canzone.
“Sveglia sveglina,” diceva il ritornello, “ dormirai meglio
giù nella cantina. Perciò adesso, insieme a mio fratello, io ti deposito dentro
quel sacello dove starai finché del sonno sarai prigioniera, fosse per anni o
una vita intera”.
Da quel momento la sveglia andò in pensione, senza tormento,
senza delusione.
Lì riposò per mille anni ancora, e credo proprio che dorma
tuttora.