Non è facile fermarsi a pensare quando tutto intorno gira vorticosamente: le luci, le vetrine, i regali...tutto ci invita a vivere il piacere della festa.
Per chi non crede forse Natale è una specie di fiaba, e come tale la vive, tornando malinconicamente alla realtà quando finisce. Per chi crede, invece, Natale non è una fiaba ma una bellissima realtà che ci accompagna come una luce di speranza per tutta la vita.
Buon Natale a tutti, dunque, credenti e non: scegliete voi da che parte stare.
Auguri!
Barbara
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domenica 23 dicembre 2018
domenica 16 dicembre 2018
Un buonissimo Natale
Natale. Tante luci e qualche ombra, dissiparla sarebbe il più bel regalo. Per tutti.
Un buonissimo Natale
Barbara Cerrone
Un buonissimo Natale
Barbara Cerrone
C’era una volta un Natale, era
piombato da un giorno all'altro come un ospite inatteso nella casa di una famiglia
molto povera che non riusciva a mettere insieme il pranzo con la cena,
figuriamoci se poteva organizzare il pranzo della festa.
Il Natale si rese subito conto di aver sbagliato indirizzo, era atteso in
una bella casa nel bel mezzo di un paradiso tropicale, con un grande giardino e
un enorme albero pieno di luci colorate messo
al centro della sala da pranzo.
“Per Santa Claus!” esclamò guardandosi intorno. “Come avrò fatto a finire
qui, fra questi poveracci? Il navigatore...ma sì, è stato quello stupido aggeggio
a farmi atterrare qui, non devo più seguirlo,
mi manda fuori strada! Devo
proprio tornare ai vecchi metodi, tanta tecnologia e poi fa cilecca”,
Mentre il Natale brontolava in questo modo, a dire il vero poco natalizio, la famiglia
poverissima si interrogava sul da farsi: come preparare una degna accoglienza ad
un Natale che ormai non aspettavano più da anni? Che cosa mettere in pentola
per fare onore all'ospite e festeggiare insieme? Un osso di nulla, un etto di
poco, un piatto di vuoto e un bicchiere di aria?
Troppo misero, si vergognavano di riceverlo così.
Troppo misero, si vergognavano di riceverlo così.
E allora? Pensa e ripensa il padre ebbe un’idea.
“Portiamolo a pranzo dai cugini ricchi, loro sì che festeggiano da
signori! Il Natale sarà contento e noi
faremo bella figura”.
La famiglia ci pensò un attimo, tutta riunita intorno al caminetto
spento, poi decise all'unanimità di far proprio così, era al’unico modo per
salvare capra e cavoli e far contento anche il Natale.
I cugini ricchi abitavano dall'altra parte della città, dove vivono di
solito quelli che i soldi ce l’hanno, la famiglia povera ci andò a piedi col
Natale che si lamentava per il freddo e chiedeva almeno una sciarpa da mettere
al collo visto che era uscito così dalla naftalina, senza nemmeno un
cappottino sulle spalle.
“Scusi, signor Natale,” ebbe a dirgli la mamma,” ma lei è stato proprio
imprudente a vestirsi con questi abiti leggeri, non ricordava più che la sua
festa viene ogni anno in pieno inverno?”
“Certo, signora mia ma negli ultimi anni io mi sono visto festeggiare
spesso in luoghi caldi e lontani, che so? Ai tropici, o in qualche isola dove è
sempre estate e stavolta mi sono confuso.”
“Capisco, capisco, ha sbagliato posto , mi pareva strano che fosse venuto
proprio da noi. Si faccia coraggio, siamo quasi arrivati, dai nostri cugini
troverà un bel fuoco caldo e tante buone cose da mangiare”.
I cugini appena videro la famiglia povera si misero subito sul chi va là, tuttavia fecero buon viso a cattivo gioco perché non
volevano sembrare dei cattivi senza cuore davanti al Natale in persona, così esibirono il più bel sorriso che avevano e finsero di
essere contenti.
“Chi si vede? Entrate, prego, siate i benvenuti. Signor Natale, che bella
sorpresa, e che onore averla come ospite!”
Il Natale si accomodò subito nel salotto buono, la famiglia povera,
invece, che sapeva di non essere gradita, rimase sulla soglia.
“Ecco, ora il Natale avrà un’accoglienza degna di lui. Noi andiamo,
sappiamo che qui non c’è nulla per noi” disse il padre facendo segno agli altri
di andar via.
I cugini ricchi per un attimo finsero di volerli trattenere, in realtà
erano ben felici di liberarsi di loro e dedicarsi solo al Natale, venuto in
casa loro a festeggiare.
La famiglia povera tornò mestamente a casa, chiedendosi cosa avrebbe
mangiato quel giorno a pranzo, visto che in dispensa c’erano solo qualche uovo e
un pezzo di pane.
“Idea! “ fece il figlio più grande.” Che ne dite di una bella frittata? La
accompagneremo con quel buon pane e buon pro ci faccia”.
Tutti approvarono la sua idea e appena tornati a casa si diedero subito a
preparare la frittata.
Intanto il Natale, seduto a capotavola, gustava piatti
prelibati coccolato e vezzeggiato da tutti come una star.
“Ne vuole ancora?” chiese la cugina madre porgendogli una fetta di panettone,”
è di quello buono...”
“Non ne dubito, signora ma sono davvero pieno. Basta così, casomai gradirei un
caffettino.”
La cugina si mise subito a prepararlo, felice di accontentare in tutto il
suo ospite.
Il Natale, però, sentiva come un peso sullo stomaco.
“Forse ho mangiato troppo” pensò toccandosi la pancia piena.
La sua pancia, in verità, gli rispose che stava benone e non era questo che gli
faceva sentire quel gran peso.
“Che sarà mai, allora? Cosa mi succede?” si chiese il Natale corrugando
la fronte.
Rimugina e rifletti sentì salire dal profondo del suo animo natalizio una
risposta che lì per lì lo disorientò.
“Quella povera famiglia. Saperli a piluccare qualcosa alla meglio mentre
qui si gozzoviglia al caldo, è questo che mi pesa. Strano, ultimamente non mi ero
affatto interessato di chi non può festeggiarmi, come mai oggi sento questa specie di rimorso? Forse perché gli altri anni ero in trasferta ai
tropici e oggi sono qui e li ho visti con i miei occhi? Sì, dev'essere per
questo. Che cosa posso fare, allora?”
Il Natale era indeciso: restare ancora al caldo a godersi un bel caffè
oppure...oppure.
Oppure.
Era freddo, e lui aveva un abito leggero, ma camminava così in fretta che
quando arrivò davanti alla porta della
famiglia povera era accaldato e quasi sudava.
“Eccomi, sono tornato” disse entrando con passo trionfale.
La famiglia povera non credeva ai propri occhi: il Natale era di nuovo lì
e voleva festeggiare al freddo e senza nemmeno uno straccio di
panettone!
Avevano appena finito di mangiare la frittata, non c'era nulla da offrire all'ospite, se ne rammaricarono ma Natale disse di non preoccuparsi, aveva già mangiato in abbondanza, voleva solo stare in compagnia.
Il figlio più piccolo, allora, prese la sua armonica e cominciò a suonare, si misero da un lato le sedie e senza porre tempo in mezzo si diede inizio alle danze
Fino a sera ballarono e cantarono, si divertirono come matti; il Natale, soprattutto, non aveva mai riso tanto nella sua lunga vita.
Avevano appena finito di mangiare la frittata, non c'era nulla da offrire all'ospite, se ne rammaricarono ma Natale disse di non preoccuparsi, aveva già mangiato in abbondanza, voleva solo stare in compagnia.
Il figlio più piccolo, allora, prese la sua armonica e cominciò a suonare, si misero da un lato le sedie e senza porre tempo in mezzo si diede inizio alle danze
Fino a sera ballarono e cantarono, si divertirono come matti; il Natale, soprattutto, non aveva mai riso tanto nella sua lunga vita.
Tutti insieme passarono una giornata bellissima e quando, a tarda sera , il Natale disse che per lui era
ora di tornare a casa, i suoi ospiti ne furono molto dispiaciuti perché un Natale
così bello non lo avevano passato da anni.
“Ci vedremo il prossimo anno,” annunciò il Natale, “spero che le cose
vadano meglio per voi. Magari la prossima volta andremo insieme alla Messa di
mezzanotte, che ne dite?”
Certo, dissero, non desideravano altro.
Nonostante tutto avevano fede, molta,
molta fede e il Natale era il momento giusto per dimostrarlo.
venerdì 14 dicembre 2018
Gatto Natale
Un gatto affamato, una città in pieno delirio natalizio e un'idea brillante...
Buona lettura
Buona lettura
Barbara Cerrone
A Natale, si sa, la città impazzisce.
Vortici di teste in frenetico circolo volteggiano in una danza di api
industriose che succhiano il nettare delle vetrine illuminate a festa, bambini
esaltati dalle luci e dai colori dei giocattoli esposti nei negozi, si perdono poi fra gli scaffali dei supermercati,
mentre le madri pagano il conto chiacchierando con le amiche.
Un tripudio di allegria costruita per far sì che Natale sia Natale, e non assomigli a nessun' altra festa.
Un tripudio di allegria costruita per far sì che Natale sia Natale, e non assomigli a nessun' altra festa.
In questa frenesia collettiva dove
nessuno sembra accorgersi di ciò che gli succede intorno, come fa un gatto
randagio, rosso di pelo e dal carattere iroso, a raccattare un’elemosina di
cibo?
Mai come a Natale la gente sembra
distratta dallo sfavillio della festa incombente e concentrata
su di sé come un bambino in attesa di doni. Così pensava Gatto Rosso, un vero
randagio, arruffato dentro e fuori, pieno di pulci che mangiavano, loro sì,
senza ritegno, il suo sangue malnutrito dai pochi e magri pasti.
Come attirare su di sé l’attenzione di
qualche signora in vena di buone azioni o di un bambino innamorato dei gatti e
di ogni animale che assomigli a un peluche? Difficile. Nel calpestio, poi,
dello shopping-arrembaggio, addirittura impossibile. Dunque, che fare?
Guardandosi intorno alla ricerca della soluzione che non veniva, vide un uomo
vestito di rosso che qualcuno chiamò Babbo Natale e si accorse che quasi tutti
i bambini si fermavano davanti a lui e non volevano più andarsene, mentre le
mamme, reduci da lotte furiose a colpi di scontrino, spendevano le residue
energie nel tentativo di portarli via.
“Buon trucco,” rimuginò Gatto Rosso,”se avessi
anch'io un vestito come quello forse qualche bambino si volterebbe a guardarmi
e allora…via col mio sguardo liquido da gatto senza tetto, un po’ di fusa
ruffiane e...voilà! Ci scappa, magari, la salsiccia o il barattolo del
supermercato.”
Ma come procurarsi quel vestito? Nella
sua testa di felino ruminarono mille idee, quella giusta, però, si presentò
soltanto a tarda sera, quando il Babbo Natale a due gambe si ritirò dal
marciapiede e fece per andarsene.
“E se lo seguissi?” si disse il gatto.”Così
scopro come fa a vestirsi così.”
E via dietro a quel bipede con la grossa
pancia penzolante!
Si ritrovò in un posto curioso, pieno
di tanti Babbo Natale che si slacciavano la pancia finta e ridevano tra loro
scambiandosi le impressioni della giornata.
Gatto Rosso si era nascosto dietro una colonna
di cemento ma uno di quei Babbi lo vide e gridò:
”Guardate, abbiamo visite”.
Tutti i Babbi si voltarono e fu subito
tutto un Micio, micio, vieni bello. Gatto Rosso cercò di dirigersi come un fulmine
verso l’uscita ma fu bloccato da un giovincello allampanato di nome Giosuè; con
tante facce intorno che gli facevano le fusa (così gli parve) non gli rimase che
arrendersi e sperare per il meglio.
Fu proprio quel Giosuè che ebbe l’idea.
“Ehi, ragazzi, perché non vestiamo anche lui
da Babbo Natale?”
Gatto Rosso capiva poco la lingua umana
ma quando lo acconciarono alla meglio con un berretto rosso sulla testa e un
campanaccio al collo non ebbe più dubbi: aveva raggiunto il suo scopo.
La mattina dopo era con loro davanti ai
grandi magazzini.
Così ebbe inizio la fulminante carriera di
Gatto Rosso, subito soprannominato Gatto Natale. Un successo che finì sulle prime
pagine dei giornali e perfino alla televisione.
Gatto Natale divenne una star ed ebbe pappa e
cuccia comoda assicurate per tutto il resto della sua vita felina.
Ricco e famoso, finì serenamente i suoi
giorni in una pensione a cinque stelle per mici anziani, circondato dall'affetto dei suoi fans.
domenica 2 dicembre 2018
Salta, salta
Chiamiamola favola, anche se della favola mancano alcuni elementi, ecco la storia breve di un saltatore pentito...
buona lettura
Salta, salta
Giuseppe saltava spesso di palo in
frasca perché saltare era la sua
passione.
Saltava i fossi facendo jogging la mattina, per
dimagrire saltava anche i pasti. Una volta saltò la colazione ma fu uno
sbaglio perché poi andò al lavoro con i nervi a fior di pelle e tutta la giornata
gli andò storta, ebbe una nota dal suo principale e un collega gli tirò un temperino.
Cose che capitano a molti saltatori.
Cose che capitano a molti saltatori.
Il suo animale preferito? Ovvio: il canguro! E fra gli insetti? Le
cavallette senza meno, i grilli no, perché d’estate tutto quel cantare gli dava fastidio,
disturbava la sua pennichella pomeridiana.
Quando leggeva un libro spesso saltava qualche pagina tanto per tenersi
in esercizio, col salto in lungo aveva
vinto molti premi, il salto in alto era
il suo sport preferito e cucinava sempre i saltimbocca, erano quelli la sua specialità.
Il salto nel vuoto, invece, non l’amava,
quello nel buio lo faceva spesso quando la sera rientrava a casa sua.
E gli piaceva anche saltar per aria sulla poltrona, vedendo un
giallo, davanti alla tv.
Ma salta salta un giorno vide sua moglie in compagnia di un
amico e saltò subito alle conclusioni: finì così il suo matrimonio, da allora
in poi non saltò mai più.
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