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mercoledì 29 gennaio 2020

Viva Viridia!


Viva Viridia!
Barbara Cerrone




In poche settimane la nuova casa di Herb era già bella che costruita.
“Oh, ragazzi, è perfino più bella dell’altra,” disse la lepre Herb,” grazie. Senza il vostro aiuto non ce l’avrei mai fatta in così poco tempo.”
“Capitano, lei avrebbe fatto lo stesso per noi. Siamo una valle unita, giusto? Vedrà, presto sarà pronto anche il giardino. I fiori che abbiamo piantato con questo tempo cresceranno in fretta. Sarà bellissimo, vedrà.” fece  il passerotto Pouli svolazzandogli intorno.
“Certo, hai ragione. Ma dimmi, Pouli, hai notizie di Capelli di neve?”
“Sì, capitano. Pare che lo abbiano ricoverato in una clinica per malattie nervose. Le gambe sono guarite bene, non aveva ustioni gravi, ma è la testa che è fuori registro. Dicono che si aggiri per le stanze mormorando frasi sconnesse e saltando su e giù come un grillo.”
“Un po’ matto lo è sempre stato, forse quel giorno ha subito un forte choc. Chissà, col tempo magari potrà  riprendersi, comunque di sicuro non farà più pazzie di quel genere dopo quel che ha passato.  Ma ora basta parlare di cose tristi, è giunto il momento di pensare solo alla festa. Riunisci subito il comitato, dobbiamo decidere alcune cosette. E fai venire Mine, serve qualcuno che scriva il verbale.”
“Subito, capitano.”
Il comitato si riunì a casa di Herb. C’erano tutti, anche l’orso bruno, di ritorno dal giro dei parchi.
“E Mine? Dove si è cacciata?” chiese Herb.
“Capitano, lei...”
“Ho capito: dorme. Pouli, fammi il piacere, scrivi tu il verbale.”
“D’accordo, capo, ma cosa devo scrivere?”
“Tutto quello che diremo, parola per parola. E ora miei cari signori smettetela di chiacchierare fra di voi, si comincia”.
La riunione ebbe inizio e come al solito ci fu da discutere su tutto: sui balli, sul cibo, ma soprattutto sulla musica.
“Io dico che i grilli sono i più adatti, del resto è la loro stagione, sono in gran forma” disse Pouli
“No, no, le cicale sono le più brave, l’estate scorsa hanno tenuto un concerto che ancora si ricordano tutti a Viridia, vero?” argomentò il capitano.
“Ma la festa sarà di sera, le cicale suonano di giorno, lo sanno tutti.”
“E allora vuol dire che faranno lo straordinario, eh, Pouli?”
“Ma no, no!” protestò l’orso bruno.” In qualità di Grande Responsabile io dico che bisogna chiamare  gli usignoli, ci vogliono gli usignoli!”
“Grilli, grilli! Oh, e per le luci? Che ne dite se lo diciamo alle lucciole? L’estate scorsa sono state piuttosto brave.”
“Vada per le lucciole ma i grilli no. Cicale, cicale!”
“Grilli, grilli!”
“Usignoli, usignoli!”
Due ore di litigi, proteste, bronci e riappacificazioni.
Alla fine si giunse a un accordo, non senza qualche lamento da parte di chi non aveva avuto la meglio.
Si decise per l’orchestra dei grilli, con l’accompagnamento dei gufi, al loro esordio in una festa viridiana.
Dopo la riunione si diede ufficialmente inizio ai preparativi, tutta Viridia partecipò con entusiasmo.
Le cuoche migliori si diedero da fare per preparare gustosi piatti, le sarte cucirono abiti sontuosi per le signore più esigenti, si preparò anche il parco dove il capitano avrebbe tenuto il suo discorso  prima di dare il via alla festa: dai quattro vecchi alberi caduti durante l’ultimo temporale si ricavarono quattro tronchi che furono allineati sul terrapieno, sopra il prato grande.


Finalmente venne il giorno tanto atteso. 
I viridiani non vedevano l’ora di sentire il discorso del capitano, si diceva in giro che avesse importanti novità e  che le avrebbe annunciate proprio in quell'occasione.
L’arrivo di Herb fu salutato da applausi calorosi, dopo qualche istante di esitazione la lepre prese la parola, non senza un leggero tremore nella voce. 
Accanto al capitano  c’era Hursus, il Grande Responsabile.
“Amici, viridiani,” esordì,” questo è un giorno davvero lieto per la nostra valle, si festeggia il coraggio delle api e la salvezza di tutti noi. In più, ho una bellissima notizia da darvi: dopo quanto è successo  le Autorità hanno deciso di fare di  espropriare la terra di Viridia  per farne una riserva naturale, in questo modo nessuno potrà più avanzare pretese sulla nostra valle. Ora possiamo davvero festeggiare! Ma le belle notizie non finiscono qui.
Nella città di Konia, su richiesta della popolazione, presto saranno piantati molti alberi. La città risplenderà di verde, in mezzo al cemento nasceranno fiori. La vista dello sciame ha risvegliato negli abitanti la voglia di natura. Ancora una volta dobbiamo dire grazie alle nostre amiche api.”
A questo punto ci fu un grande applauso.
”Buoni, buoni non ho ancora finito! Ci sarà anche un intervento sulla terra chiamata il deserto, proveranno  a ridare vita a ciò che l’incuria degli uomini.ha distrutto.
Amici miei,  i recenti avvenimenti sono stati una dura lezione per noi. Prima che la nostra terra fosse  minacciata ci cullavamo nell'illusione di essere al sicuro e ci siamo fatti cogliere di sorpresa, ma questo non accadrà più. Anche se Viridia sarà protetta dagli umani  noi continueremo a tenere gli occhi aperti, questa si chiama collaborazione. E poi si tratta della nostra terra, non dimenticatelo, perciò non abbasseremo la guardia perché ora sappiamo che il pericolo può essere sempre in agguato. Per non dire che la nostra storia oggi è su tutti i giornali, dunque presto arriveranno turisti e curiosi che vorranno vedere questi luoghi e non è detto che siano tutti così civili da  non gettare rifiuti per terra o, peggio, sigarette ancora accese. Dobbiamo vigilare. Questo vale per tutti noi ma soprattutto per  te, Ailuro, e anche per te, Pouli. Il vostro compito non è finito. E ora, è il momento che tutti aspettavate: chiamo sul palco la regina delle api. Prego, maestà.”
La regina volò sul palco.
“Maestà, “ continuò Herb, “ è con immenso piacere che a nome della valle di Viridia conferisco a lei e alle sue api la più alta onoreficienza di Viridia, l’ordine dei fiori, che riceverà direttamente dalle zampe del qui presente Grande Responsabile. La preghiamo di notare come quest’anno  il giardiniere che ha creato il premio abbia superato se stesso: una rosa bianca adagiata su foglie di edera verdissima. Congratulazioni!”
La regina ringraziò, commossa.
Anche  Hursus volle dire due parole.
“Viridiani, non starò qui a farvi lunghi discorsi, ha già detto tutto il capitano Herb. Vi ringrazio e vi dico solo che anch'io come voi non sto nella pelliccia dalla gioia, perciò bando alle chiacchiere e che la festa inizi. Buon divertimento”.
A questo punto tutti si gettarono sul cibo disposto con eleganza  in mezzo al prato grande. Davanti a loro  c’era il meglio della cucina locale: miele delle api viridiane, sformato di carote della signora Herb, pasticcio di radici e castagne preparato da Mine fra un sonno e l’altro, il tutto condito con acqua fresca di rugiada e succo di ribes.
Dopo il pranzo si diede inizio alle danze.
I grilli attaccarono a suonare, si sentì subito che facevano sul serio, suonavano da grande orchestra una musica che ti entrava nelle ossa e nel pelo; roba da brivido, credetemi.
A onor del vero bisogna ammettere che i gufi  non furono da meno, col loro basso ostinato diedero il ritmo a tutta la serata.
Il passerotto Pouli ballò il tango  con l’allodola Mine che si era già addormentata ma anche dormendo restava un’ottima ballerina. Herb  preferì un lungo valzer viennese, mentre il Grande Responsabile Hursus si scatenò in un rock’n roll con la signora Herb, pestandole i piedi tante di quelle volte che lei ebbe un po’ a lamentarsene, a dire il vero, ma a parte questo fu una festa bellissima e  a Viridia la ricordano  ancora con molta nostalgia.
A mezzanotte, quando le lucciole ormai erano troppo stanche per continuare a fare luce e gli ultimi  ballerini si erano già arresi al buio, la festa finì.
Restò solo il gatto Ailuro che, dopo essersi guardato intorno, si sgranchì le zampe, lanciò uno sguardo al cielo e con un rumoroso sbadiglio iniziò il suo turno di guardia.



Il giorno dopo a Konia si  piantavano i primi alberi.
Al bar Il caffettino come al solito si commentava l’avvenimento.
“Mino, guarda, quel tipo sta piantando un albero.”
“Vedo. Sono così piccoli gli alberi all'inizio?”
“Certo, sono piccoli e teneri come cuccioli.”
“E bisogna curarli come cuccioli.”
“Eh, già.”
“Certo che sembrano proprio gracili.”
“Sì, ma poi crescono.”
“Dici?”
“Certo, vedrai. Crescono”.
Crescono.

martedì 28 gennaio 2020

Salvi!




Salvi!
Barbara Cerrone, 




Ad un tratto un brusio familiare si levò dall’alveare.
Lo sciame era lì, dietro di lui.
Sotto lo sguardo incredulo di Pouli le api di Viridia si diressero verso il fiume, ognuna tenendo fra le zampe un lembo di un grande telo di plastica abbandonato dagli uomini di Capelli di neve durante il primo inseguimento.
In formazione, si avvicinavano fra loro in modo che il telo formasse una sacca profonda come un enorme secchio, prendevano acqua dal fiume  e poi via verso casa di Herb a lasciarla cadere sul fuoco.
Un viaggio dopo l’altro, finché l’incendio, finalmente, si spense.
Il capitano Herb e sua moglie furono portati via per primi dalla casa. Herb era svenuto.
Fu una grande sorpresa per tutti trovare Capelli di neve  insieme a loro, anche lui vivo e vegeto.
Sembrava fuori di sé per lo spavento e il dolore alle gambe, continuava a ripetere:
“Dove sono le api? Voglio volare anch'io, trallallero, trallallera!”
“Bisogna portarlo in ospedale, ha le gambe ustionate” disse Pouli.
“E il cervello fuso” aggiunse la signora Herb con un filo di voce.
Un’automobile blu si fermò a poca distanza dalla casa del capitano, ne scesero due uomini.
“Voi, che state facendo al nostro capo?” chiese un tipo basso e magro.
“Le api mi hanno salvato, ma non mi fanno volare con loro, ecco!” disse Capelli di neve.
“Capo, che le hanno fatto? Meno male che siamo venuti a vedere cosa stava combinando altrimenti questi chissà cosa le sarebbe successo con questi qui. Ora la portiamo in ospedale, stia tranquillo. E voi fate largo, fate largo, avanti!”
Pouli e gli altri si strinsero nelle spalle.
I due uomini  sistemarono  Capelli di neve sul sedile posteriore dell’auto e partirono a gran velocità per l’ospedale di Konia.
“Così è stato lui, “ mormorò Pouli, “è stato quel vigliacco a dar fuoco alla casa del capitano. Dovevo immaginarlo. Anche così, è stato giusto salvarlo. Ora bisogna pensare al capitano e a sua moglie”.
Herb stava riaprendo gli occhi, la prima cosa che vide fu lo sguardo felice di Pouli che lo fissava, incredulo.
“Capitano, come si sente?  Abbiamo temuto di perderla.”
“Mia moglie, dov'è mia moglie?” chiese Herb.
“Eccola, è qui accanto a lei, stia tranquillo: è salva. Stanotte dormirete da me, la vostra casa è impraticabile ma non tema, ne costruiremo insieme una più bella.L’aiuteremo tutti, vedrà. Ci occuperemo anche del giardino, pianteremo tanti di quei fiori che diventerà il più bello di Viridia. Ora però deve solo pensare a riprendersi.”
“Grazie, Pouli.”
“Deve ringraziare soprattutto le api, ancora una volta. Hanno sfidato la paura del fuoco per salvarvi.”
“Ma che dici, Pouli? Se fuoco e fumo le fanno fuggire.”
“Eppure le nostre non sono fuggite, anzi, hanno spento le fiamme.”
“Incredibile, le api che affrontano il fuoco! Oh, ma questa volta ci sarà una grande, grande ricompensa per loro. Diglielo.”
“Glielo dirò, capitano, ma ora si riposi. Venga, la porto a casa mia”.


Il giorno  dopo, a  Konia,  Il Giornale della Notte  riportava la notizia dell’incendio e di come le api e gli abitanti di Viridia l’avessero spento, salvando la valle.
Una soffiata aveva fatto conoscere al cronista  nomi e cognomi di tutti i protagonisti della vicenda.
Al bar Il caffettino due clienti parlavano dell’accaduto.
“Mino, hai letto? Ti pare possibile? Secondo me sono le solite notizie gonfiate.”
“Già.”
“Sì, insomma, chi può credere veramente che una lepre, un passerotto, un gatto e uno sciame di api, che hanno un orso bruno come Responsabile, possano aver  salvato la valle di Viridia? Sono tutte stupidaggini.”
“Già.”
“Le scrivono per vendere più giornali, ecco tutto.”
“Già.”
“Non solo, il miele delle api di Viridia dopo questo fatto va a ruba: al supermercato stamani i clienti hanno litigato per  l’ultimo vasetto. Sono operazioni commerciali, ecco tutto.”
“Già.”
“Beato chi ci crede.”
“Già.”
“Tutto qui quello che sai dire? Già?”
“Già, già”.







venerdì 10 gennaio 2020

Aiutate il capitano Herb!




Povero capitano, ce la farà a salvarsi?






Aiutate il capitano Herb!
Barbara Cerrone




Pouli era inquieto, quella sera, qualcosa nelle sue piccole ossa gli diceva che c’era troppa tranquillità in giro.
Si aggirava agitato per la casa , come se presagisse qualcosa. Non aveva fame, decise di uscire a fare una passeggiata per distendere i nervi e lo vide.
In lontananza i suoi piccoli occhi notarono  il fuoco che circondava casa Herb, sentì le grida della signora e si precipitò a soccorrerli.
“Capitano, capitano, mi sente? Sono Pouli!” gridò.
“Pouli, aiutami, bisogna spegnere il fuoco. Vai al fiume, cerca qualcuno che ti aiuti a portare acqua. Acqua, acqua...”
La voce del capitano si spense all'improvviso, forse era svenuto, forse...
Intorno a lui si era creata una piccola folla di viridiani richiamati dalle urla e dalle fiamme che ormai si vedevano a distanza; tutti portavano almeno un secchio d’acqua con sé, e lo gettavano sul fuoco.
“Aspettate, “ disse Pouli, “ così ci metteremo una vita e qui bisogna far presto, dobbiamo salvare il capitano e sua moglie. Continuate a versare acqua, intanto,  io vado a chiamare le api.”
“Le api?” chiesero in coro i viridiani.” Ma se hanno il terrore del fuoco!”
Pouli non stette a sentirli, andò dritto dritto all'alveare a svegliare lo sciame che a quell'ora dormiva  beatamente.
Si affacciò la regina, piuttosto seccata.
“Bzzz?” chiese, ovvero: “ Che c’è di così urgente a quest’ora? ”
Quando Pouli le disse cosa stava accadendo l’ape regina replicò che le sue api potevano fare molte, molte cose ma di certo non spegnere un fuoco e nemmeno avvicinarvisi.
“La prego, maestà, provi a convincerle. Può darsi che in questa emergenza facciano un’eccezione. La vita del capitano e di sua moglie è in pericolo, forse a quest’ora...oh, non mi ci faccia pensare! Non possiamo perdere altro tempo, prego, vada a chiamarle”.
La regina bofonchiò qualcosa, fece due piroette e poi andò a parlare al suo sciame.
Passarono alcuni interminabili secondi. Pouli era disperato.
Guardava in direzione della casa di Herb e gli sembrava di vedere le fiamme ancora più alte e vigorose di prima.
“A che serve, ormai? Saranno già morti” pensò con l’angoscia che gli attanagliava il cuore.