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venerdì 14 dicembre 2018

Gatto Natale

Un gatto affamato, una città in pieno delirio natalizio e un'idea brillante...

Buona lettura


Gatto  Natale  
Barbara Cerrone



A Natale, si sa, la città impazzisce. Vortici di teste in frenetico circolo volteggiano in una danza di api industriose che succhiano il nettare delle vetrine illuminate a festa, bambini esaltati dalle luci e dai colori dei giocattoli esposti nei negozi,  si perdono poi fra gli scaffali dei supermercati,  mentre le madri  pagano il conto chiacchierando con le amiche. 
Un tripudio di allegria costruita per far sì che Natale sia Natale, e non assomigli a  nessun' altra festa.
In questa frenesia collettiva dove nessuno sembra accorgersi di ciò che gli succede intorno, come fa un gatto randagio, rosso di pelo e dal carattere iroso, a raccattare un’elemosina di cibo?
Mai come a Natale la gente sembra distratta dallo sfavillio della festa incombente e concentrata su di sé come un bambino in attesa di doni. Così pensava Gatto Rosso, un vero randagio, arruffato dentro e fuori, pieno di pulci che mangiavano, loro sì, senza ritegno, il suo sangue malnutrito dai pochi e magri pasti.
Come attirare su di sé l’attenzione di qualche signora in vena di buone azioni o di un bambino innamorato dei gatti e di ogni animale che assomigli a un peluche? Difficile. Nel calpestio, poi, dello shopping-arrembaggio, addirittura impossibile. Dunque, che fare? Guardandosi intorno alla ricerca della soluzione che non veniva, vide un uomo vestito di rosso che qualcuno chiamò Babbo Natale e si accorse che quasi tutti i bambini si fermavano davanti a lui e non volevano più andarsene, mentre le mamme, reduci da lotte furiose a colpi di scontrino, spendevano le residue energie nel tentativo di portarli via.
 “Buon trucco,” rimuginò Gatto Rosso,”se avessi anch'io un vestito come quello forse qualche bambino si volterebbe a guardarmi e allora…via col mio sguardo liquido da gatto senza tetto, un po’ di fusa ruffiane e...voilà! Ci scappa, magari, la salsiccia o il barattolo del supermercato.”
Ma come procurarsi quel vestito? Nella sua testa di felino ruminarono mille idee, quella giusta, però, si presentò soltanto a tarda sera, quando il Babbo Natale a due gambe si ritirò dal marciapiede e fece per andarsene.
 “E se lo seguissi?” si disse il gatto.”Così scopro come fa a vestirsi così.”
 E via dietro a quel bipede con la grossa pancia penzolante!
Si ritrovò in un posto curioso, pieno di tanti Babbo Natale che si slacciavano la pancia finta e ridevano tra loro scambiandosi le impressioni della giornata.
 Gatto Rosso si era nascosto dietro una colonna di cemento ma uno di quei Babbi lo vide e gridò:
 ”Guardate, abbiamo visite”.
Tutti i Babbi si voltarono e fu subito tutto un Micio, micio, vieni bello.  Gatto Rosso cercò di dirigersi come un fulmine verso l’uscita ma fu bloccato da un giovincello allampanato di nome Giosuè; con tante facce intorno che gli facevano le fusa (così gli parve) non gli rimase che arrendersi e sperare per il meglio.
Fu proprio quel Giosuè che ebbe l’idea.
 “Ehi, ragazzi, perché non vestiamo anche lui da Babbo Natale?”
Gatto Rosso capiva poco la lingua umana ma quando lo acconciarono alla meglio con un berretto rosso sulla testa e un campanaccio al collo non ebbe più dubbi: aveva raggiunto il suo scopo.
La mattina dopo era con loro davanti ai grandi magazzini.
 Così ebbe inizio la fulminante carriera di Gatto Rosso, subito soprannominato Gatto Natale. Un successo che finì sulle prime pagine dei giornali e perfino alla televisione.
 Gatto Natale divenne una star ed ebbe pappa e cuccia comoda assicurate per tutto il resto della sua vita felina.
Ricco e famoso, finì serenamente i suoi giorni in una pensione   a cinque stelle per mici  anziani, circondato dall'affetto dei suoi fans.

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