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sabato 19 dicembre 2020

Natale anche per me

 Anche un topolino può aver voglia di festeggiare il Natale...almeno nelle fiabe!

Buona lettura



Natale anche per me!

 Barbara Cerrone



Topo Fred era triste. Il Natale si stava avvicinando, le vetrine dei negozi erano addobbate a festa, il grande abete della piazza principale abbagliante di luci, tutti erano eccitati e felici per la festa imminente e lui?

Lui niente. Per i topi niente Natale. Si è mai sentito di un cenone natalizio fra topi? E che i topi si scambino regali allo scoccare della mezzanotte del 24 sera? No! Eppure lui, topo Fred, il Natale lo sentiva eccome. Gli sarebbe piaciuto festeggiarlo come gli umani, magari con qualche pezzo di formaggio in più, qualche prelibatezza di quelle che i negozianti portano solo in occasione delle feste.

Insomma, avrebbe voluto anche lui il suo Natale. 

Passeggiava con aria da cane bastonato (lui, un topo!) per le strade della città, in pieno giorno, tanto nessuno gli faceva caso, presi com’erano tutti dalla frenesia degli ultimi acquisti.

Per esempio gli sarebbe piaciuto ricevere un regalo: e perché no? Una bella confezione, chiusa magari da un nastro rosso o dorato, e dentro una fetta di pecorino o un paio d’etti di spalmabile…si sarebbe accontentato anche di un formaggino pur di avere un regalo.

E invece niente.

“Dai, non si è mai visto un topo che festeggia il Natale,” lo consolava il cugino Arsenio, “è roba da umani. Noi siamo topi, il Natale non ci riguarda”.

Topo Fred non era convinto, pensava che il Natale invece dovesse riguardare tutti quello che lo desideravano, non gli sembrava giusto che un topo, in quanto topo, fosse tagliato fuori dalla festa.

Più si avvicinava la data fatidica più il suo umore si faceva cupo e intrattabile.

“Topo Fred, come va il formaggio?” gli chiedevano gli amici per strada, lui rispondeva con un grugnito, senza alzare lo sguardo da terra.

“Non vedo l’ora che passi questa festa,” sospirava mamma Gigia, “ogni volta che viene Natale il mio Fred mette il muso e diventa più triste di un funerale”.

Amici, parenti, perfino il gatto Orazio sapevano che si trattava solo di aspettare che arrivasse il 7 gennaio e Fred sarebbe tornato ad essere il solito Fred, allegro e pieno di vita, sempre in cerca di amici e compagnia.

Il problema era arrivarci, a quel fatidico 7 gennaio! Con quel topolino arrabbiato che si aggirava per il cortile e mamma Gigia sempre più sconsolata per quel figlio con strane idee nella testa.

La vigilia era il giorno più difficile, mamma Gigia lo sapeva, e cercava disperatamente di preparargli i suoi piatti preferiti per sollevargli il morale: sformato di Brie, caciocavallo in salamoia, pecorino saltato. ..tutto inutile. Fred davanti a tutte quelle leccornie girava la testa da un’altra parte, e non toccava cibo.

“Il mio tesoro,” sospirava ogni volta mamma Gigia,” non si riesce a fargli capire che deve rassegnarsi, il Natale non è per i topi”.

Dopo anni che a dicembre Fred era più nero di una vedova in gramaglie nessuno sperava più che la situazione potesse cambiare, e se non fosse stato per quel tipo…ma andiamo con ordine.

Accadde tutto proprio  la vigilia di Natale di tanto tempo fa. Cominciava a nevicare, cosa che rendeva il Natale ancora più Natale, se capite cosa intendo. I bambini giocavano facendo palle di neve, qualcuno costruì anche un omino, senza naso, però, perché la sua mamma non aveva una carota da prestargli per fare il naso.

“Le ho usate per il brodo, che ne sapevo che te ne serviva una per il pupazzo di neve? Vai a sentire la Rosalba, magari lei ne ha una”.

Mentre i piccoli umani si affannavano a cercare la carota, il nostro topo era più triste che mai e come al solito in questa occasione vagava come un’anima in pena. Passeggiava senza una meta, guardando fisso a terra, d’un tratto inciampò: una grossa pietra. Fred la colpì, facendola rotolare in mezzo alla strada, fece per muoversi quando vide uscire dalla pietra un topolino bianco bianco.

“E tu chi sei?” chiese topo Fred.

“Non importa il mio nome, sono tuo amico e sono qui per aiutarti. Vuoi festeggiare il Natale come gli umani, vero?”

“Sì, ma come lo sai?”

“Da dove vengo io certe cose si sanno, conosciamo tutti i vostri sogni. Se proprio vuoi una bella festa natalizia non hai che da voltarti da quella parte e l’avrai, ma ricorda: non devi parlare, per nessun motivo. Nemmeno se ti fanno delle domande. Se non aprirai bocca tutto andrà bene, e avrai il tuo bel Natale, altrimenti…guai a te! Ora voltati e buona festa, piccolo”.

A queste parole il topolino bianco sparì e Fred fece come gli aveva detto, si voltò.

Intorno a lui strade e case erano scomparse, si ritrovò in un grande salone addobbato a festa: al centro un enorme albero di Natale splendeva di luci, più in là un bellissimo presepe ricordava la dolcezza della Natività.

Umani, gatti e topi vestiti da gran sera si scambiavano regali e sedevano alla stessa tavola, gomito a gomito, come vecchi amici. Dopo il pranzo balli, canti, e giochi a non finire. C’era chi giocava a tombola e chi a Mercante in fiera, chi a carte e chi invece sonnecchiava sopra il divano di velluto, fra cuscini morbidi e caldi plaid colorati. Fred si divertì con la tombola, ma non disegnò una partitina a carte con un certo gatto dai baffi aristocratici e l’aria autorevole di chi proviene da una nobile famiglia.

A mezzanotte la festa finì e tutti presero a sciamare verso l’uscita. Fred stava per avviarsi con gli altri ma, volendo dare un’ultima occhiata a quel magnifico salone, lo sguardo gli cadde distrattamente su una delle due finestre e la vide: una figurina avvolta in uno scialle che conosceva bene lo stava fissando attraverso i vetri.

“Mamma!” gridò Fred, e subito si pentì, ricordandosi la raccomandazione del topo bianco.

“E ora? Che succederà?” si chiese con la tremarella nelle zampe.

Non gli ci volle molto per scoprirlo. 

Immediatamente, come rispondendo ad un richiamo, tutti gli ospiti della festa tornarono indietro e cominciarono a dargli la caccia. Gli umani tentavano di colpirlo con bastoni improvvisati, mentre i gatti lo inseguivano minacciosi, a fauci spalancate.

Quanto ai topi, erano troppo occupati a scappare  per correre in aiuto di Fred e se la davano a gambe correndo all’impazzata chi di qua, chi di là.

Anche topo Fred correva ma tutta quella folla che lo inseguiva era davvero troppo per un topolino solo, se la stava vedendo davvero brutta.

“Non fate così, ricordatevi che fino a un momento fa eravamo tutti amici. Ah, aiutooo!” gridava il poveretto,  ma nessuno lo ascoltava.

Corri corri ad un certo punto si trovò con le spalle al muro, era in trappola e capì di non avere via di scampo.

“Topo bianco, dove sei? Perdonami se ho sbagliato, ma ho visto la mamma, era là fuori a cercarmi e sembrava così preoccupata…non volevo parlare, mi è scappato. Aiutami, topo bianco!” implorò l’infelice topolino.

“Ora chiedi il mio aiuto, dopo che hai fatto il guaio?” tuonò il topo bianco comparendo all’improvviso alle sue spalle.

“Oh, ti prego, non puoi essere così spietato. Aiutami, tutti possono sbagliare.”

“Non hai mantenuto la parola, e questo è molto grave. Tuttavia sei giovane, inesperto. Voglio essere generoso con te, ti darò un’altra occasione. Ti aiuterò, ma prometti che d’ora in poi sarai un topo di parola e bada di non deludermi o per te non ci sarà più perdono”.

“Prometto, prometto. Grazie, amico. Grazie”.

Il topo bianco, che invece era di parola, con un giro di coda fece scomparire tutta quella marmaglia impazzita. A dire il vero scomparve anche il palazzo, e Fred si ritrovò nel suo lettino, come se niente fosse accaduto.

“Sono a casa, che bello! Grazie topo bianco, ovunque tu sia. Nonostante tutto è stata una bellissima festa”.

Quando mamma Gigia entrò in camera sua come ogni sera per augurargli la buona notte, topo Fred le chiese come aveva fatto a trovarlo in quel palazzo bellissimo e chi l’aveva riportata a casa.

“Palazzo? Quale palazzo? Io sono stata qui tutta la sera a giocare a nascondi-formaggio con tuo padre. “

“Ma come, non eri tu affacciata  alla finestra di quel palazzo?”

Fred allora  raccontò alla madre l’incredibile avventura di quella sera.

Mamma Gigia prima lo guardò con condiscendenza, poi gli accarezzò la testa con un bacio, gli diede la buonanotte  e uscì dalla stanza. Fred  ronfava quando in cucina papà Girolamo chiese alla moglie:

“ Si è calmato? Ogni anno a Natale è questa storia, prima o poi dovremo davvero organizzargli una festa, al nostro piccolo.”

“Si è calmato, sì. Ora dome, pensa che mi ha raccontato di aver festeggiato il Natale con umani  gatti e topi, tutti insieme in allegria”.

Mamma Gigia riferì per filo e per segno quello che Fred le aveva detto, mimando tutte le scene coem aveva fatto il figlio, compresa quella dell’inseguimento.

“Eh, certo che ne ha di fantasia il nostro ragazzo, “fece papà Girolamo con un sorriso, “se fosse stato un umano avrebbe potuto fare lo scrittore”.

 

 

  

 

 



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