Chi non ha mai sentito nominare Turandot, la celebre opera di
Giacomo Puccini?
Ebbene, per chi non lo sapesse, è tratta da una fiaba di Carlo Gozzi
(1720-1806), noto scrittore e drammaturgo veneziano, fiero antagonista di Carlo
Goldoni e ostile alle prospettive illuministe che sbeffeggiava con vigore
polemico nelle sue fiabe.
Tuttavia, i propositi polemici e satirici rappresentano solo un aspetto
parziale delle sue Fiabe, ciò che in esse è determinante è La
sovrapposizione tra gli schemi della commedia dell’arte e il gusto per il
meraviglioso, proprio della fiaba infantile, Giulio Ferroni, Storia
della Letteratura Italiana, Einaudi, Milano 1991.
Con le Fiabe Gozzi oppone la fantasia al mondo
settecentesco e nel farlo compie un’operazione che sarà essenziale
per il Romanticismo europeo: scopre il piacere della regressione infantile.
Oltre alla fortuna
riscossa presso il pubblico veneziano, le fiabe di Gozzi, (fra le quali
ricordiamo La donna serpente, L’amore delle tre melarance, la
già citata Turandot e molte altre) vantano un enorme successo
presso la cultura romantica europea, da Goethe a Shiller alla Staël e
E.Th.A. Hoffmann che ne trasse molti spunti narrativi.
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