Uno scrittore che ha perso l'ispirazione è come se fosse diventato cieco all'improvviso: perduto nel buio e solo, non gli resta che tentare il tutto per tutto per ritrovarla.
Buona lettura.
L’inventastorie senza
storie
Barbara Cerrone
“Povero me, povero me!” si
lamentava Aliseo, l’inventore di storie.” Ho perso l’ispirazione e non ho più
storie da raccontare”.
Passava di lì Mafalda, la
gallina, e subito cercò di consolarlo.
“Nessuno ti capisce più
di me. Anch’io, sai, non faccio uova da due settimane, e il contadino dice che se
continuo così mi tirerà il collo e con me ci farà il brodo.”
“E io, allora?” mugolò il
cane Astolfo.”Una volta andavo in cerca di tartufi col mio padrone e ritornavo
sempre con certi esemplari...ora, invece, ho perso il fiuto e tutto mi va
storto. Il mio padrone dice che mi darà a un suo amico che sta sulla collina.
Non sono più buono a nulla.”
“A chi lo dici,” muggì la
mucca Gerardina,” da un mese non faccio più una goccia di latte. Se va così un
giorno o l’altro mi porteranno al macello, già lo so.”
“Amici, vi ringrazio ma
tutto ciò non mi consola. Devo ritrovare subito la mia ispirazione, o per me sarà la fine. Non posso più aspettare: esco subito a
cercarla.”
Detto ciò, salutò gli
amici del cortile e uscì, in cerca dell’ispirazione perduta.
Andò per campi e per
valli, per boschi e per foreste, guadò fiumi e scavalcò muraglie ma della sua bella
ispirazione nessuna traccia.
“Sono alla rovina, se non
la ritrovo tanto vale che mi nasconda nella valle buia a finire i miei giorni
in compagnia dei topi briganti.”
Mentre piangeva così ecco
avvicinarsi una fila di formiche in gita che portavano una briciola di pane e
marmellata per il picnic.
“Oh, chi si vede: l’inventastorie! Come mai da queste parti?” chiese la più anziana
“Ho perso la mia
ispirazione, l’ho cercata dappertutto, per caso l’avete vista?”
“Noi? Hummm...no,
lavoriamo e basta, non badiamo alle fantasie. E ora, se vuoi scusarci, abbiamo
un picnic da metter su.”
E se ne andarono,
lasciando il povero Aliseo al suo destino.
“Formiche,” borbottò,
“che mi è venuto in mente di chiedere proprio a loro? Si sa che non hanno
fantasia. Basta, è inutile cercare ancora, tanto vale che torni a casa.”
Mestamente, il nostro
amico prese la via del ritorno, fermandosi ogni tanto a guardare qua e là per
vedere se non gli fosse sfuggito qualcosa.
Aveva fatto solo pochi
passi quando si vide venire incontro una formica tutta sola.
“E tu? Che fai da sola?”
le chiese.
“Mi hanno cacciata dal
formicaio” rispose quella.
“Cacciata? E perché?”
“Dicono che sono strana.
Sai, mi piace sognare. Volevo dirti che io so dove puoi trovare quello che
cerchi.”
“Davvero? E dove, dimmi,
dove?”
“Seguimi e te lo
mostrerò.
Camminarono per ore e ore
fino ad arrivare a una vallata deserta, dove neanche un filo d’erba poteva
crescere.
“Ecco, la tua ispirazione
è qui. Devi solo scavare” disse la formica, e poi corse via via verso il bosco.
Aliseo non se lo fece
ripetere e con le sole mani prese a scavare la terra sotto di sé.
Scava scava trovò una
pietra durissima e trasparente come acqua, la prese, la guardò in controluce e
vide che intrappolata nel suo cuore c’era qualcosa, sembrava un foglio bianco
piegato in due: raccolse da terra un sasso, spaccò la pietra e lo tirò fuori.
Aprì il foglio per
leggerlo ma...sorpresa! Dentro ce n’era
un altro uguale, aprì anche quello e ne trovò uno gemello.
Aprì cento, mille fogli: tutti
uguali! Il bello era che ogni pagina bianca gli ispirava una nuova, bellissima
storia.
Quella sera, a casa, ne
scrisse così tante da riempirne volumi.
Fu così che la sua fama come scrittore
varcò i confini del paese, tutti volevano leggere le sue storie.
Aliseo continuò a scriverle per tutta la vita, e da quella volta non perse mai più, nemmeno
per un istante, l’ispirazione.
E la formica?
Una sera, sognando a
occhi aperti, si mise a fissare la luna
nascente con tale intensità che uno dei suoi raggi la rapì e la portò nel cielo, dove rimase come una nuova
costellazione a guardare la terra da lassù.
Nessun commento:
Posta un commento