Vi lascio con la prima della serie.
Buona lettura.
I personaggi:
Beatrice; gattara
patentata, è l’umana della cat’s family, ovvero di Catarro kid, Teo, Bery, Drusi e Gugli: sei
gatti bellissimi con i quali divide ogni momento della sua giornata. Ospita
spesso altri mici;
Catarro
kid: grosso, simpatico gatto
arancione. Perennemente raffreddato, non vuole saperne di prendere la medicina
che gli ha prescritto Antonio, il veterinario.
Un po’ bullo, un po’ gentilgatto, corteggia
senza molto successo la gattina Drusi;
Teo: bellissimo gattone dal pelo lungo e
lo sguardo languido, incanta portinaie e colf con i suoi occhi verdi. Dal
carattere pacato e tranquillo, ama riflettere sdraiato sul muro di cinta del
giardino, o sul letto di Beatrice;
Bery: micia tigrata graziosissima, un po’
snob, litiga furiosamente con Drusi con la quale rivaleggia in bellezza. Il suo
gatto ideale è Gugli, peccato che sia anziano e non abbia nessuna voglia di
fidanzarsi;
Drusi: gattina dal pelo scuro e gli occhi rotondi
da civetta, affettuosissima, abile cacciatrice e rivale di Bery, finge di
amoreggiare con Catarro kid per poi graffiarlo
se si avvicina troppo;
Gugli: senior di casa, anziano sì ma
sempre in forma, sale ancora le scale con disinvoltura ma non sopporta il rumore e i miao di troppo.
Come primo gatto della famiglia è il cocco di Beatrice;
Brigitte: gatta randagia dai magnifici occhi
color verde prato, è spesso ospite di Beatrice, mangia per dieci e viene regolarmente
scacciata dal gruppo dei sei. Nonostante le zampate che prende si presenta ogni
giorno all'ora di cena;
Camilla:
gattina timidissima, nemica acerrima di Brigitte, approfitta volentieri
dell’ospitalità di Beatrice anche se ha
una casa sua;
Red: gatto randagio nemico di Catarro col quale ingaggia
spesso furiose battaglie;
Egon: gigantesco pastore maremmano per niente pacifico, abita nella casa accanto a quella dei nostri sei, passa la
maggior parte del tempo nella cuccia a dormire ma quando si sveglia dà la
caccia a tutti i gatti del vicinato.
CAT’S FAMILY
di Barbara Cerrone
Voglio essere un boss
Catarro kid gironzola nel vicolo sotto casa con la solita aria da
boss. A un tratto un’ombra si profila davanti a lui: è Red, il gatto rosso nemico di Catarro, viene quasi ogni giorno nella stagione degli amori.
“Ehi, Catarro, ti hanno
fatto uscire anche oggi eh, femminuccia?” miagola Red gonfiandosi tutto.
“Bestiaccia della malora,
vattene subito o io...”
“...o tu? Femminuccia, tu
vivi nella bambagia con la padroncina che ti dà la pappuccia con le sue manine,
uhmmm! Non sei un gatto, fai largo a un vero boss”.
Questo è troppo! L’orgoglio
di Catarro non può sopportare questa
offesa e allora esplode la rabbia felina e... Catarro scappa, inseguito da Red.
“Arf, arf, roarrr...”
Red ha attaccato Catarro e ora i due rotolano
giù lungo la discesa avvinghiati nella lotta, facendo scintille con il pelo.
Beatrice ha sentito tutto
e interviene subito.
“Catarrino mio, eccomi,
ti salvo io! Red, smettila subito, vattene via!” grida.
Red fugge miagolando: “Femminuccia, femminuccia!”
Red fugge miagolando: “Femminuccia, femminuccia!”
“Non starlo a sentire, Catarrino mio, quello è solo un attaccabrighe
e un violento. Tu sei un vero capo, lo sanno tutti" lo consola Beatrice.
Catarro drizza la coda
per farsi lisciare, fa le fusa e riprende a girovagare per il vicolo.
Drusi ha assistito alla
scena dall'albero in giardino dove si è arrampicata per sgranchirsi le zampe.
“Ti ha dato di nuovo una
bella lezioncina, eh, il vecchio Red?”
“Uhm, quello? Se Beatrice
non fosse intervenuta l’avrei... lasciamo perdere. Meglio per lui.”
“Figurati! il vecchio Red
ti dà dei punti, ecco la verità. Quello sì che è un vero boss.”
“Chi, lui? Ma io se
voglio ne faccio bocconcini per le scatolette! Cara Drusi, qui l’unico vero
boss sono io.”
“Uh, uh, uh! C’è di che
sbellicarsi dal ridere. Non sei nemmeno un vero gatto, prova un po’ ad
arrampicarti fin quassù”.
Catarro non se lo fa
ripetere: sale su fino al ramo dove Drusi si è appollaiata e fa per avvicinarsi
a lei.
“Oh, ma che bravo!
Vediamo un po’ come te la cavi ora” sussurra Drusi e con uno scatto dà una
spinta al povero Catarro che scivola giù, lungo il tronco dell’albero. Per
fortuna i gatti hanno unghie forti e con quelle Catarro si aggrappa all'albero con tutte le sue forze.
Drusi intanto è scesa dal
ramo e corre in giardino facendogli mille sberleffi.
“Maramiao, Catarro, boss delle mie unghie! “ gli grida.
Catarro è mortificato, tanto più che è innamorato di Drusi, del resto ogni
volta è così: lei lo prende in giro e
lui ci casca.
Umiliato, va subito in
cerca di un gatto da attaccare, tanto per rifarsi.
Teo sta dormendo pacifico
sul muretto al sole, chi meglio di lui per sfogarsi un po’? Catarro gli salta
addosso all'improvviso, il povero Teo si sveglia di soprassalto.
“Chi...chi...chi è? Che
succede?”
“Forza, forza, combatti
peluche! Fammi vedere chi sei!”
Teo non è tipo da sfide,
non lotta volentieri, è un filosofo, preferisce riflettere. E dormire.
Infatti ricade subito in
un sonno profondo.
“Ma che diamine! Questo
dorme sempre! Insomma nessuno vuole sfidarmi, oggi?” grida Catarro.
“Sì, io!”
“T..T...T...TU?? “
“Sì, vieni un po’ qua,
bulletto”.
Catarro ha le zampe che
tremano, non osa nemmeno gonfiare la coda: una specie di gigante peloso che è tre volte
il suo peso gli si è piantato davanti, deciso a dargli battaglia. Catarro vorrebbe battere in ritirata ma Egon, il cane dei vicini,
non è tipo da lasciarsi sfuggire un gatto come lui.
Catarro si guarda
intorno: nessuna via di fuga. Il giardino è lì a due passi ma Egon lo marca
da vicino, infilarsi fra le sue zampe è impossibile, dunque che fare? E
Beatrice? Dov'è, stavolta, l’umana? A far la spesa, dunque non ci contare,
Catarro.
“Sono o non sono un
gatto? I gatti graffiano, giusto? E allora vai!” grida infine lanciandosi contro il muso di Egon a unghie tese.
Ma Egon è svelto, si
accorge in tempo della sua mossa e lo evita per un pelo spostandosi di lato.
“Oggi non me ne va bene una. E sì che io devo essere il boss, qui” mugugna il gatto scappando in
giardino.
“Che ti dicevo? Sei un
mollusco” gli grida dietro Drusi.
“Un mollusco, ecco cosa
devo sentirmi dire” sospira Catarro, e quasi gli verrebbe da piangere.
Una strategica ritirata
per il momento si impone e il micio entra in casa e si dirige verso il letto di
Beatrice, il pensatoio ideale per un micio che vuole riflettere.
“Come boss sono una
nullità” piagnucola,” non sarò mai il capo da queste parti, e Drusi non mi
vorrà mai come fidanzato.”
“Catarro, Catarro, se tu
solo la smettessi di voler fare il boss a tutti i costi! Mi sembra chiaro che
non è per te, allora perché insisti? “
“Bery, anche tu qui?
Scusa, non ti avevo vista così, nascosta sotto il plaid...”
“Io mi nascondo dove
voglio, e tu stai al tuo posto. Una gli dà un buon consiglio e lui...”
“Ma dai, non fare così, era per dire. Ti ringrazio del
consiglio ma io DEVO ESSERE UN BOSS o la mia vita non avrà senso.”
“Sei uno sciocco a voler
essere diverso da quel che sei, avrai solo delusioni. Comunque fai un po’ come
ti pare, la testa ce l’hai dura” conclude Bery ficcandosi di nuovo sotto il
plaid.
Catarro vorrebbe
chiederle scusa, è stato un po’ brusco ma lei sta già russando e non ha il
coraggio di svegliarla.
La giornata è stata dura
e anche Catarro ora si addormenta e sogna, sogna di essere un boss e di
stendere Red e Egon in un colpo solo, mentre Drusi lo abbraccia sussurrandogli
miao dolci come il miele.
Viene la sera e Catarro
si sveglia per la cena, Beatrice gli ha riempito la ciotola di deliziosi
bocconcini al tonno ma non basta, oh, non basta a consolarlo.
Ci vogliono anche un bel
po’ di croccantini al salmone.
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