A volte nemmeno per i mici è facile trovare l'anima gemella, il buon cibo è sempre una gran consolazione...
ecco un altra "avventura" della cat's family.
Buona lettura
Barbara Cerrone
Bery è nervosa. Tutte le
gattine della sua età hanno un fidanzato e lei invece, alla rispettabile età di
dieci anni, è ancora single.
“Miauuu!” si lamenta
cercando di attirare l’attenzione di Gugli ma Gugli ormai è un gatto anziano e
brontolone, non vuol saperne di gatte e nemmeno di micini da sfamare, così Bery
si ritrova sola a miagolare davanti allo specchio.
“Miauuu!” insiste guardandosi con vanità, perché per essere carina è carina, eccome!
“Un pelo morbido e
liscio, un tigrato di un bel grigio-marrone lucido e in dieci anni nemmeno una cucciolata,
miauuuuu!” piagnucola.
Ma ecco che arriva un ospite inatteso.
Ma ecco che arriva un ospite inatteso.
“Insomma, ragazzi, la
vogliamo finire con questa lagna? Qui non ecco si riesce a dormire.”
Egon, il cane dei vicini,
è furioso: sono giorni che Bery miagola con quanto fiato ha in gola e lui è
deciso a farla smettere.
“Che hai da
lamentarti così, gatta lagnosa?”
Teo, che sta tornando
dalla sua passeggiata di riflessione nei campi, interviene.
“Dai, Egon, lo sai che la
povera Bery è depressa perché non riesce a trovare il gatto della sua vita e ad
avere dei cuccioli.”
“Non trova il gatto della
sua vita, eh? Te lo spiego io il motivo, “fa Egon, “ è una lagna, non le va
bene nessuno.”
“Ma no, è solo che non le va di mettersi col primo che capita.”
“Senti Teo, tu per essere
un gatto non sei male ma quella è una lagna, dammi retta.”
“E tu sei un cafone!” lo
apostrofa Bery voltandogli la schiena.
“Cafone a me, brutta
smorfiosa? Ora ti sistemo io.”
Egon fa per avventarsi addosso alla micia ma Teo lo ferma.
Egon fa per avventarsi addosso alla micia ma Teo lo ferma.
“Calmati, Bery non si
tocca. Devi capirla, una gatta così carina che non ha ancora un
fidanzato...insomma è dura.”
“Capirla? Guarda, farò di
più. Le troverò io un fidanzato, purché la smetta di frignare a tutte le ore e
mi lasci dormire in pace”.
Detto ciò Egon fila via di
corsa; dopo mezz'ora torna tenendo un enorme gatto rosso per la
collottola che si dibatte furiosamente.
“Lasciami stare, bifolco di
un cane, lasciami o io...”
“Zitto, felino. Allora,
Bery, che te ne pare di questo come futuro marito?”
“Io? No, amico, non se ne
parla" protesta il micio rosso," io sono già fidanzato. Anzi, riportami subito a casa altrimenti Gegia mi
farà diventare un tappeto a furia di calpestarmi.”
“Ecco, lo vedi? Sei
proprio un cafone!” si lamenta Bery.” Portarmi un gatto già fidanzato...solo tu
potevi fare una gaffe come questa.”
“Ehi, smorfiosa, piantala
di offendere. Non temere, te ne porto subito un altro”.
Egon scappa via di nuovo
veloce come un fulmine; dopo pochi minuti eccolo con un altro micio.
Stavolta si tratta di un
timido gattino bianco e nero, piuttosto magro, che non tenta neppure di sfuggirgli tanto è spaventato.
“E di questo che mi dici?
Un tipo fine, eh?”
“Uhm...” risponde Bery
con aria di superiorità.
“Come? Non ti piace?”
“Ecco, io non vorrei
disturbare,” lo interrompe il gattino,” ma vedi si dà il caso che io sia, come
potrei dire senza essere indelicato...neutro, ecco. Insomma, non posso
sposarmi.”
“Oh, accimacci a tutti i gattacci! Ci mancava il neutro, adesso. E va bene, va bene, te ne porto un altro”.
Le giornate a primavera
sono lunghe e di ore ce ne sono abbastanza per portare tutti i gatti che si
vogliono: Egon ne presenta a Bery almeno quindici, ma nessuno fa al caso suo.
Verso sera il cane si
arrende.
“Ragazzi, non ne posso
più. Bery, a quanto pare con te non c’è
niente da fare, cerca di rassegnarti.
Adesso io vado a casa,
mangio la mia solita cenetta e poi a nanna. E tu smorfiosa vedi di non disturbarmi ancora, anche se sono così stanco che forse non ti sentirò in ogni caso. Resta il
fatto che sei una lagna, gatta” dice rivolto a Bery, e si dirige dritto dritto verso la sua cuccia.
La povera Bery è triste.
“Miauuu," piange," non troverò mai il gatto giusto per me.”
Beatrice, di ritorno
dalla spesa, sente la sua micia disperarsi e si avvicina a lei per consolarla.
“Cucciola mia, sei
triste? Adesso ti metto nella ciotola tanta pappa e vedrai che ti sentirai
subito meglio.”
Bery non l’ascolta
neppure e riprende a piangere più di prima.
“Miauuu, miauuuu!”
Niente sembra consolarla.
“Ah, dimenticavo tesoro, " aggiunge Beatrice con aria distratta, " ti ho comprato anche la mousse al tonno.”
“MOOOUUUSSE!?”
Scat!
“Chomp, chomp, gnam, gnam...SLUUURP!”
Burp.
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