Continua la storia di Herb e i suoi amici.
Buona lettura.
Esercito
alato
Pouli
trovò le api sprofondate nel sonno, per
svegliarle fece più fatica di quella volta in cui l’Esimio, mentre stava
andando via dopo la solita ispezione, cadde in un fossato e lui fu costretto a
tirarlo su tutto da solo perché Herb aveva
una lombaggine che lo inchiodava
a letto, e gli altri viridiani schiacciavano il solito pisolino
pomeridiano.
Fu
altrettanto difficile mantenerle sveglie durante il tragitto dall'alveare alla
casa di Herb, Pouli avrebbe sudato le classiche sette camicie, se ne avesse avuta
una.
Il
capitano Herb li accolse con grande trepidazione.
“Oh,
eccovi finalmente. Ma che
avete?”chiese rivolto alle api.” Mi sembrate imbambolate.”
Le
pungiglionute risposero con un debole bzzzz .
“Tutto
qui, ragazze? Potete fare di meglio. Andiamo, mie prodi, datemi un vero bzzz!”
“BZZZZ!”
“Ecco,
ora sì che vi riconosco. Api di Viridia, voi siete il nostro esercito, il
destino della valle è nelle vostre mani. Il nemico è alle porte: andate e
scacciatelo dalla nostra verde valle”.
Sferzate
dal discorso del comandante (e dagli spruzzi d’acqua che Pouli lanciava loro addosso) le api finalmente si riscossero e partirono all'attacco del
nemico.
Frattanto
gli operai mandati da Capelli di neve
stavano già avanzando in direzione della valle.
“Giò?”
“Eh?”
“Giò, io dico che
è in arrivo un altro temporale.”
“Ma
se c’è il sole!”
“Lo
so ma non vedi quella nuvola nera che viene verso di noi? “
“Quale
nuvola nera? Quella non è una nuvola, quelle sono...Api! Corri , Mario, scappaaa!”
Il
nemico in fuga è sempre un bello spettacolo, il capitano Herb lo osservava
compiaciuto dalla sua dolce dimora invasa dal profumo di sformato.
Le
api, al ritorno dalla spedizione, volarono
subito a far rapporto al
capitano.
“Bz,
bz, bzzz” fu tutto quello che dissero, ma fu abbastanza.
Il
capitano Herb si complimentò per circa un quarto d’ora con le sue eroine, poi
fece loro un bel discorso che più o meno si può riassumere così:
“Brave
le mie soldatesse ma badate, abbiamo
vinto una battaglia, non la guerra. Il nemico tornerà, non possiamo abbassare la guardia. E adesso
rompete le righe e prendetevi il
meritato riposo”.
Le
api non se lo fecero ripetere, prima
volarono di fiore in fiore per riempirsi
la pancia di nettare fresco e poi via a nanna, a rinfrancare le ali stanche per
la fatica della battaglia.
Mentre
lo sciame si riposava, il capitano, fra
un boccone e l’altro di sformato, si prodigava nel dare ordini al solito Pouli.
“Pouli,
mi raccomando, vai subito a casa di Capelli
di neve e cerca di scoprire quale sarà la sua nuova mossa e...e...e cerca Ailuro, assicurati che si
svegli in tempo per il turno di notte. Digli che se invece di sorvegliare si
mette a guardare il firmamento o a fare il cascamorto con Sofia gli tolgo la
paga per una settimana intera e...e...e...insomma vai, poi ti dirò il resto”.
Ailuro,
ignaro dell’accaduto, stava facendo un sogno assai bizzarro.
Sognava
di essere passato al servizio di Capelli
di neve il quale, però, dopo averlo usato per i suoi scopi lo abbandonava
alle ire del comandante e dell’Esimio i quali poi lo costringevano a pulire
formicai a pancia vuota, e più ne puliva più gliene davano da pulire.
Si
svegliò tremando di terrore: che incubo tremendo e che fame! La pancia vuota
non era un sogno, Ailuro se ne rammaricò parecchio perché si ricordò di non
aver fatto la spesa quel giorno, la
dispensa languiva come il suo stomaco in
attesa di rifornimento.
“Prima
di cominciare il turno dovrò ben mettere qualcosa sotto ai denti” si disse, e
pur pensandoci non gli venne in mente niente di meglio che bussare alla porta
del capitano, perché da lui qualche cosa
da mandar giù si trovava sempre.
Strada
facendo incontrò Pouli.
“Eccoti,
ma dove stai andando?” chiese Pouli.” Non lo sai? Abbiamo respinto il primo attacco del nemico. Grazie
alle api. Il comandante ti manda a dire di stare molto attento stanotte, non si
prevede che tornino col buio ma stai comunque all'erta e riferisci tutto ciò
che vedi e che senti. Il capitano ti manda a dire anche...”
“Oh,
basta, ho capito! Piuttosto, il capitano avrà qualcosa da mettere sotto ai
denti? Ho fame e non ho fatto la spesa.”
“Ti
pare questo il momento di disturbarlo? Vieni con me, ti do io qualcosa da
mangiare“.
Pouli
si trascinò dietro quel pigro fannullone perditempo scansafatiche mangia -
pane- a –tradimento trippanzone nonché simpatica canaglia di Ailuro e lo
rimpinzò di polpette al rognone fino a che, saziato, quel perdigiorno non se ne
tornò a casa a schiacciare un altro pisolino prima di cominciare il turno di
notte.
Lo
svegliò il canto della civetta Augusta:
precisa come un orologio svizzero, era la sveglia più affidabile della
valle.
Ailuro
si stiracchiò, fece un bello sbadiglio e poi via a far la guardia a Viridia e
ai suoi abitanti immersi nel sonno dei giusti.
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