Ci sono luoghi dei quali non si dovrebbe mai turbare la pace. Vi racconto la storia di uno di questi.
A voi la prima parte di
VIRIDIA
Barbara Cerrone
Arriva il Grande Responsabile!
Nella
vallata di Viridia un violento temporale ha spettinato le margherite.
“Le
nostre margherite hanno le corolle tutte arruffate, capitano Herb!”
“Oh, disdetta, disdetta! Peggio del vento di due
giorni fa?”
“Peggio.
E come se non bastasse oggi il Grande Responsabile passerà in rivista i fiori,
capitano.”
“Già,
dimenticavo! Sbrigatevi, pettinate tutte le corolle e raddrizzate gli steli.
Che non succeda come quella volta che le trovò in disordine e ci mise
tutti a pulire i formicai.”
“Subito,
capitano!”
Il
piccolo attendente Pouli si dileguò all'istante, lasciando il capitano
alle sue riflessioni.
“Da quando Capelli
di neve ha comprato queste terre non c’è più pace per Viridia: prima il
vento che sradica alberi e piante, poi il nubifragio...come se la natura si
ribellasse, come se vento e nubi sapessero che quel pazzo vuole fare di questo
posto una pista di atterraggio per il
suo jet! Noi, però, non gli permetteremo
di distruggere la nostra bella valle, nossignore. Ma una cosa alla volta, ora pensiamo
all'ispezione. Dunque, se oggi il Grande
Responsabile troverà i fiori in
ordine ci potrebbe scappare un aumento
di biada per Ariodoro: è un gran bel cavallo e corre come il vento, se lo
merita l’aumento“.
Uno
squillo di tromba interruppe bruscamente
i profondi ragionamenti di Herb annunciando l’arrivo fulminante (e in
anticipo) del Grande Responsabile .
“Oh,
disdetta, disdettissima! Dove si è ficcato Pouli? Chissà se i ragazzi hanno
fatto in tempo a pettinare le corolle? Pouli, Pouli, Pouliii!”
“Eccomi,
eccomi, stavo appunto venendo a dirvi che è tutto a posto, le margherite adesso
sono in ordine. Siamo pronti per l’ispezione.”
“Bene,
andiamo incontro all'Esimio”.
Quest’ultimo,
il Responsabile voglio dire, stava già
percorrendo la ripida discesa che
porta alla valle di Viridia, avanzava spingendo in fuori la grossa pancia che ad ogni passo oscillava a
destra e a sinistra come un grosso pendolo; dietro di lui un codazzo di
segretari, impiegati, fornitori, domestici e ficcanaso venuti apposta a
curiosare da quelle parti.
“Buongiorno, carissimo. Allora, come stanno le
mie margherite?”
“Benone,
benone. Mi segua, Esimio Responsabile, sarò felice di mostrargliele”.
L’Esimio,
preceduto dal Capitano e da Pouli, si incamminò verso la distesa dei campi.
Le
margherite furono trovate molto bene. Il Responsabile era davvero
soddisfatto e lo mostrò con evidenza
scientifica dondolando ancor di più la grossa pancia penzolante.
Il
capitano Herb fece l’occhiolino ad Ariodoro.
“Ottimo,
ottimo,” disse ancora l’Esimio rivolto
agli astanti,” mi compiaccio. Le margherite sono in gran forma”.
Il
capitano fece per accompagnarlo sperando vivamente che stesse per andarsene,
perché non si sa mai cosa può venire in mente a un Responsabile se si trattiene
troppo, ma il Responsabile aggiunse là
per là una postilla.
“E
i tulipani?”
Il
capitano Herb rivolse uno sguardo
interrogativo a Pouli che a sua volta ne rivolse uno al suo aiutante che ne
rivolse un altro al suo sotto aiutante.
Quando tutti gli aiutanti furono finiti, lo sguardo ritornò al Responsabile.
Quando tutti gli aiutanti furono finiti, lo sguardo ritornò al Responsabile.
“E
i tulipani?” ripeté l’Esimio con una certa impazienza.
“I
tulipani, eh? Stanno benone” rispose, goffo, il capitano inciampando nei sui
lunghi piedi.
Quando
il capitano Herb rispondeva goffo
inciampando nei suoi lunghi piedi il Responsabile si insospettiva, e
quando il Responsabile si insospettiva erano formicai da pulire per
tutti.
Meglio
agire subito.
Un
segnale convenuto avvertì Pouli che doveva correre a vedere i tulipani, casomai a dargli una sistemata,
casomai a tirarli su nel caso si fossero accasciati, casomai a fare qualunque
cosa pur di presentarli al Responsabile in pieno rigoglio.
Casomai ci fosse riuscito.
Pouli
corse via con una scusa, convenuta anche quella, mentre il capitano
stordiva di chiacchiere l’Esimio. Un trucco che funzionava sempre, in questo modo lo confondeva e
quello poi non si ricordava più
cosa aveva detto prima.
“Bene,
bene, che sto a fare ancora qui?” brontolò ad un certo punto il Responsabile. “ Sarà meglio che torni a
casa. Grazie di tutto, bravi. Mi complimento, caro capitano”.
In
ogni situazione ci può essere chi ti rovina la festa. E anche quella volta ci
fu.
Gli
appassionati di tulipani in genere sono gente mite ma a volte senza
volerlo possono scatenarti un putiferio.
L’aiutante
dell’aiutante dell’aiutante dell’aiutante di Pouli proprio quel giorno aveva appuntato un bel tulipano rosso al risvolto della giacca. Il
Responsabile lo vide e, guarda un po’, si ricordò il quesito.
“E
i tulipani?”
Silenzio.
“E
i tulipani?” ripeté.
Altro
silenzio.
“E
i tu-li-pa-ni?” scandì.“Non rispondete? Allora gatta ci cova: voglio vedere i
tulipani” gridò alzando il dito indice
per far intendere che non scherzava ( e
che sennò erano formicai da pulire per
tutti).
All'alzata
del dito il capitano scattò sugli attenti e gli astanti scattarono con lui. Non
si sapeva come stavano i tulipani ma si sapeva cosa volesse dire quel ditino
alzato (formicai, formicai).
“Prego,
mi segua, Esimio” lo invitò Herb, e intanto si chiedeva grattandosi il capo se Pouli avesse fatto in tempo a sistemare anche i tulipani.
(Detto tra noi Pouli si era
fermato a chiacchierare con Mine, la segretaria del capitano. Mine soffriva di
una rara malattia: rideva di qualunque cosa e quando rideva troppo forte si
addormentava seduta stante, dovunque si trovasse. In quel momento infatti stava
ronfando e Pouli cercava inutilmente di svegliarla. Dimentico dei
tulipani, si stava prodigando
per far aprire a Mine i suoi
begli occhi scuri . Quando vide passare il corteo del capitano seguito dal
Responsabile si rammentò del servizio
che doveva fare ma ormai era troppo tardi: capitano, Responsabile e astanti stavano già varcando la soglia del
quinto campo a destra vicino alla chiesa, quello dei tulipani, per l’appunto.
Ora chiudo la parentesi e ricomincio il
racconto).
Per
fortuna...
“Ma
sono una meraviglia!” esclamò il Responsabile abbagliato dalla bellezza dei
fiori.” Si può sapere allora perché la facevate tanto lunga? Ho capito, è quasi
ora di pranzo e non volevate perdere tempo, eh? Insomma, il dovere prima di
tutto!”
L’Esimio
fece mille e mille elogi e promise più biada per il cavallo di Herb; più biada
per tutti, disse, anche per chi cavallo non era.
La
gioia del capitano trapelava anche dalle sue orecchie, non si spiegava come avessero fatto i
tulipani a rimanere così intatti dopo quel temporalaccio, comunque già che
c’era fece l’occhiolino anche a loro e si complimentò per la tenuta.
“Bravi,
“ disse, “ sono fiero di voi”.
I
tulipani, in quanto tulipani non risposero ma
un certo profumino si sparse dalle fresche corolle il che voleva dire
più o meno:” Grazie, è stato un piacere!” o qualcosa del genere.
L’esimio
Responsabile finalmente si decise ad andar via,
non senza prima aver dato un’occhiata anche agli orti e all'alveare,
dove si produceva il miele più buono
della regione. L’Esimio volle assaggiarlo e si congratulò personalmente con le api per la sua
squisitezza.
Prima
di andarsene chiese notizie di Capelli di
neve.
“Si
è fatto vivo?” domandò al capitano.”
Oggi stesso partirò per un lungo viaggio nei più grandi parchi della regione,
tornerò fra due settimane. Al mio ritorno voglio un rapporto completo sulle sue
mosse. Nel frattempo state in guardia,
mi raccomando, e se in mia assenza dovesse dare inizio ai lavori sapete
cosa dovete fare.”
“Certo,
certo, tuttavia una simile responsabilità solo sulle mie spalle...” provò a
dire Herb ma l’Esimio si era già allontanato e non poteva più sentirlo.
Appena
il Responsabile se ne fu andato, il capitano, Pouli e i soliti astanti, si
strinsero la mano per felicitarsi della felicissima riuscita dell’ispezione; poi,
dopo essersi felicemente felicitati, felicissimi si diressero verso le loro case.
“Oh, mi aspetta uno sformato di carote che
solo a pensarci mi viene il languore”
confidò Herb a Pouli che lo
seguiva come un cagnolino.
Quel
giorno il sole splendeva sulla verde valle di Viridia; gli uccellini
cantavano; le farfalle volavano da un
fiore all’altro; l’aria profumava di primavera.
E dello sformato di carote che la signora Herb aveva appena infornato.
Attraversata
da un fiume generoso che dava acqua a tutta la valle, Viridia era la terra più
verde, la più fertile di tutta la regione.
Secoli
di cura, di amore per la terra l’avevano resa così. Si diceva in giro che ai
viridiani, appena nati si regalasse un annaffiatoio per abituarli fin da
piccoli ad occuparsi della loro terra.
A
scuola, i giovani viridiani imparavano come si coltivano le verdure e i fiori,
una delle materie più importanti era tecniche di irrigazione con la quale si
insegnava a non sprecare l’acqua nella difficile arte di annaffiare orti e
giardini.
I
più anziani raccontavano ai ragazzi la storia di Viridia, di come l’avevano
resa così rigogliosa e dell’importanza di avere per la natura lo stesso
rispetto che vorremmo per noi.
“
La natura, “dicevano inoltre “ va dolcemente sostenuta e controllata, non
aggredita o trascurata come hanno fatto con la terra del deserto”.
Ogni
anno, a primavera, c’era la temuta ispezione generale, il Grande Responsabile
passava in rivista orti e giardini e guai se trovava qualcosa che non andava:
formicai, formicai per tutti.
Raramente
i viridiani andavano a Konia, la città più vicina, perché mal sopportavano il
cemento e il grigio di quelle costruzioni in mezzo alle quali non si vedeva un
solo filo d’erba, senza contare che per arrivarci erano costretti ad attraversare
il deserto.
Quello
che gli abitanti di Viridia chiamavano il deserto
era in realtà un mucchio di zolle aride solcate da sterpi che l’incuria di
decenni e decenni aveva reso brulla e incapace di dar vita al benché minimo
segno di vita vegetale; quella terra di desolazione si stendeva tristemente fra
la rigogliosa Viridia e Konia, nella più
totale indifferenza delle autorità coniensi, uniche ad avere giurisdizione
sul deserto.
Ai
viridiani invece dispiaceva molto vedere un tale scempio del territorio, e
ancor di più gli dispiaceva doverlo
attraversare.
Da
qualche settimana la pace di Viridia era stata turbata dalle mire di un ricco
uomo d’affari, assai bizzarro, il quale
era riuscito a comprare la loro terra
col solo scopo di farne una pista di atterraggio per il suo jet.
“Ma
dai, che te ne fai di un’altra pista di
atterraggio, “ gli avevano detto i suoi, “ ne hai già una in ogni capitale del
mondo!” ma lui niente, non aveva sentito ragioni e quella terra libera e felice
ora rischiava di morire per la sua follia.
Da
quel momento i viridiani si erano preparati alla difesa: in quattro e quattro otto avevano messo
insieme un esercito coi fiocchi grazie alle api, che si erano esercitate ore e
ore per essere pronte ad agire in caso di emergenza, elaborando strategie e
piani di attacco; turni di sorveglianza, di giorno e di notte, erano stati
predisposti per avvistare il nemico e dare l’allarme in caso di invasione.
Durante
il giorno era Pouli che sorvegliava
Viridia e le zone circostanti, di notte c’era quel pigro fannullone perditempo
scansafatiche mangia - pane- a - tradimento trippanzone nonché simpatica
canaglia del gatto Ailuro che teneva orecchie e occhi aperti.
Ma
torniamo al giorno dell’ispezione generale.
Il
sole splendeva su Viridia, l’ispezione era andata bene e tutto tutto è bene
quel che finisce bene, si sa, ma il
fatto è che non era ancora finito proprio nulla.
Nel bel mezzo di questa gioia generale uno squillo di tromba da far svegliare i
ghiri in pieno inverno turbò la pace dei
viridiani.
“Oh,
insomma, che altro c’è? Vuoi vedere
che mi
rovinano anche il pranzo? Pouli, vai e riferisci”.
Pouli,
senza batter ciglio, andò subitissimo ad informarsi del nuovo guaio che si
profilava.
Tornò
in capo a due minuti con gli occhi strabici
per lo sforzo.
“Capitano,
capitano...il nemico. Si avvicina a grandi passi. Questa volta con mezzi
pesanti.”
“Il
nemico? A quest’ora? Per le mie zinnie: e il pranzo? “
“Capitano hanno portato quei cosi...”
“Quali
cosi?”
“I
cosi...gli scava..i tori...”
“Vuoi
dire gli escavatori? Ah! Il nostro Esimio Responsabile è appena partito per
visitare i più grandi parchi del mondo, ora la responsabilità è tutta sulle mie
spalle! Suona subito l’allarme, Pouli.
Ai ripari! Alle armi! Resistenza!
Chiama le api, che si preparino perché tocca a loro. Sbrigati Pouli, o questa potrebbe
essere la fine per Viridia”.
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