Jacob Ludwig Grimm ( Hanau, 4 gennaio 1785 - Berlino, 20 settembre 1863) e Wilelm Karl Grimm
(Hanau, 24 febbraio 1786 - Berlino, 16 dicembre 1859) ovvero i fratelli Grimm, furono due linguisti e filosofi tedeschi fondatori della germanistica, famosi fuori dai confini tedeschi per aver raccolto e rielaborato le fiabe della tradizione popolare tedesca in opere come Fiabe (1812-1822) e Saghe germaniche (1816-1818).
Tra le più celebri ricordiamo Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Biancaneve, divenute ormai dei classici.
In questa affascinante impresa sono stati coadiuvati da Clemens Brentano, di cui abbiamo già parlato qualche post fa, e Achim Von Arnim: comune intento, in una Germania ancora frammentata all'inizio del XIX secolo e unita solo dalla lingua, oltre alla valorizzazione del patrimonio letterario e folkloristico tedesco, era quello di contribuire alla nascita di un'identità germanica.
Ciò che caratterizza questi racconti, secondo i Grimm non nati specificamente per i bambini, è la ricchezza di particolari realistici, spesso cruenti, dei quali Jacob rivendica la necessità opponendosi ad una eventuale epurazione delle parti più scabrose, come testimonia una sua lettera pubblicata nel volume Principessa Pel di Topo e altri 41 racconti da scoprire ( Donzelli Editore, Roma 2012) della quale riporto uno stralcio:
« La differenza tra le fiabe per bambini e quelle del focolare e il
rimprovero che ci viene mosso di avere utilizzato questa combinazione nel
nostro titolo è più una questione di lana caprina che di sostanza. Altrimenti
bisognerebbe letteralmente allontanare i bambini dal focolare dove sono sempre
stati e confinarli in una stanza. Le fiabe per bambini sono mai state concepite
e inventate per bambini? Io non lo credo affatto e non sottoscrivo il principio
generale che si debba creare qualcosa di specifico appositamente per loro. Ciò
che fa parte delle cognizioni e dei precetti tradizionali da tutti condivisi
viene accettato da grandi e piccoli, e quello che i bambini non afferrano e che
scivola via dalla loro mente, lo capiranno in seguito quando saranno pronti ad
apprenderlo. È così che avviene con ogni vero insegnamento che innesca e
illumina tutto ciò che era già presente e noto, a differenza degli insegnamenti
che richiedono l'apporto della legna e al contempo della fiamma. »
Oggi conosciamo queste fiabe in una versione decisamente edulcorata rispetto all'originale, lascio a voi la riflessione se ciò sia un bene o un male.
Io, pur riconoscendone il valore letterario, rimango affezionata alla fiaba popolare italiana, e a quelle altrettanti affascinanti rielaborate da Perrault. Questione di gusti. O no?
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